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“L’interesse degli acquirenti verso la classe energetica degli immobili è in realtà una tendenza che stiamo registrando già da qualche anno, e che recentemente è stata rafforzata dai numerosi incentivi statali quali eco, sisma e superbonus” sono queste le prime parole di Marco Speretta, Direttore Generale del Gruppo Gabetti che abbiamo intervistato all’interno del ciclo dedicato all’importanza delle classi energetiche nella percezione di chi cerca casa.
“Il caro bollette – prosegue Speretta – è un fenomeno troppo recente per aver già determinato dei cambiamenti sul mercato, ma sicuramente nel lungo termine andrà a sensibilizzare ancora di più gli italiani sul tema”.
Gli investimenti in classe A acquistano valore a causa di un’offerta ancora scarsa
Speretta ci ha raccontato che “C’è in effetti una differenza fra i clienti: ovviamente chi deve acquistare è più attento a chi invece pensa a un affitto, sia che l’acquisto sia a scopo abitativo sia per investimento. Ovviamente le migliori classi energetiche sono riscontrabili soprattutto nelle nuove costruzioni, mentre per quel che concerne il patrimonio già esistente, l’Italia vanta purtroppo un triste primato: circa il 55% dello stock edilizio, in termini di edifici residenziali, risale agli anni ’60 mentre il 4% a prima del 1919, e circa un quarto di questi edifici non ha mai subito interventi di ristrutturazione o riqualificazione energetica (dati Gabetti e Abaco).
Questo, come sottolineato anche da Enea, mette in luce l’inadeguatezza del parco edilizio esistente ed evidenzia, per oltre il 25% degli edifici realizzati negli anni ‘60, consumi annuali da un minimo di 160 kWh/m2 anno a oltre 220 kWh/m2.
Ecco quindi che una casa in classe energetica “A” diventa un investimento di valore, a fronte di una domanda alta, ma di una scarsa offerta“.
La parola d’ordine nel futuro del real estate sarà ‘riqualificazione’
“La parola d’ordine nel futuro del real estate sarà ‘riqualificazione‘ – dichiara Marco Speretta – Sarà questo il modo migliore per unire esigenze dei clienti, patrimonio esistente e risparmio energetico. Nel nostro Paese circa 2 milioni di edifici, su un totale di 12 milioni, sono in uno stato conservativo pessimo o mediocre. Inoltre, gli edifici residenziali in classe energetica G, quindi quelli più energivori, sono circa 9-11 milioni, su uno stock complessivo di circa 12 milioni, pari al 75% (stime Gabetti).
L’avvio di un processo di ristrutturazione edilizia degli edifici, che non rispondono agli standard abitativi in termini di risparmio energetico, potrebbe determinare anche una notevole, positiva riduzione della CO2 e attenuare gli effetti del cambiamento climatico a cui le nostre città e i territori sono esposti”.
Servono politiche che mirano a rigenerare abitazioni e spazi cittadini secondo un nuovo modo di vivere
Pertanto, è necessario affrontare gli interventi di riqualificazione attraverso una politica di ampio respiro basata sui principi di riduzione del consumo di suolo, della rigenerazione urbana e della mobilità sostenibile. Occorre partire dal presupposto che non si tratta solo di incentivi economici, ma di un nuovo modo di vivere le nostre abitazioni e lo spazio urbano, favorendo appunto la rigenerazione dell’enorme patrimonio abitativo energicamente obsoleto.
Riqualificazione che diventa essenziale per raggiungere gli obiettivi sia di sostenibilità ambientale, anche per rispondere al piano della UE sulla riduzione a lungo termine della CO2, sia di rilancio economico del comparto edile. Gli incentivi lanciati dal Governo stimolano le compravendite, non solo perché garantiscono un beneficio diretto all’acquirente in termini di risparmio economico, ma anche perché sposano il concetto dell’abitare sostenibile” conclude Speretta.