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Giovedì 7 dicembre 2023 le istituzioni europee hanno finalmente raggiunto un accordo sulla direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, la cosiddetta direttiva Case Green. È stato compiuto un passo significativo nel contesto del Fit for 55. Questa direttiva mira a elevare gli standard energetici del parco immobiliare dell’UE, contribuendo all’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto al 1990.
Direttiva Case Green, una soluzione di compromesso
Nel corso dei negoziati tra Parlamento e Consiglio dell’UE, il testo è stato oggetto di modifiche rispetto alle proposte iniziali della Commissione. Questo adattamento è stato fatto anche per affrontare le preoccupazioni di Paesi come l’Italia, che temevano che la direttiva avrebbe imposto un obbligo generalizzato di ristrutturazione, con possibili impatti pesanti sulle finanze pubbliche e dei cittadini.
Commissione, Consiglio e Parlamento hanno confermato l’accordo, ma il testo dovrà essere nuovamente votato per completare la procedura. Questo passo rappresenta un compromesso raggiunto attraverso un processo di mediazione tra le parti coinvolte.
I target di ristrutturazione rappresenteranno uno dei pilastri della nuova Epbd. Per tale ragione l’ultima versione del testo ha abbandonato la filosofia degli obiettivi legati alle classi energetiche minime degli edifici, puntando invece ad un percorso graduale di riduzione del consumo medio di energia da parte degli edifici residenziali dei singoli Paesi membri.
L’intento è arrivare al 2050 azzerando le emissioni. Saranno i Paesi membri a dover stabilire come raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla direttiva, secondo un percorso che diventa più flessibile rispetto alle prime proposte del Parlamento.
Cosa prevede l’accordo UE sulle Case Green
La direttiva stabilisce disposizioni chiare per affrontare la sfida delle prestazioni energetiche degli edifici, con un focus particolare sia sugli edifici nuovi che su quelli da ristrutturare.
Vediamo le novità nel dettaglio.
Gli edifici di nuova costruzione
Per quanto riguarda gli edifici nuovi, l’obiettivo di raggiungere emissioni zero rappresenta una pietra miliare significativa. Dal 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione legati alle autorità pubbliche dovranno rispettare questo standard Zeb (Zero Emission Building), esteso poi a tutti gli edifici, inclusi quelli privati, dal 2030. L’introduzione dello standard Zeb a livello nazionale, sarà basato su calcoli di ottimizzazione dei costi degli Stati membri, sottolinea l’impegno per una costruzione più sostenibile.
Gli edifici Zeb dovranno eliminare le emissioni in loco di combustibili fossili, incoraggiando l’utilizzo di energie rinnovabili, comunità energetiche o sistemi efficienti di teleriscaldamento e raffreddamento.
Tuttavia, la flessibilità è garantita, consentendo l’utilizzo di altre fonti energetiche provenienti dalla rete in situazioni in cui non sia tecnicamente o economicamente possibile adottare le opzioni precedentemente menzionate.
Gli edifici da ristrutturare
Per quanto riguarda gli edifici da ristrutturare, non ci sarà l’obbligo generalizzato di ristrutturare tutti gli edifici residenziali. Questo è stato sostituito da piani nazionali flessibili che richiedono un approccio medio sull’intero patrimonio edilizio. Gli Stati membri saranno responsabili di progettare i Minimum Energy Performance Standards (Meps) e decidere quali edifici e a che livello dovranno essere ristrutturati.
Entro il 2030 e il 2035, dovrà essere raggiunta una percentuale fissa di risparmio medio di energia (ancora da definire), mentre le strategie nazionali determineranno i successivi sforzi di ristrutturazione. L’obiettivo finale è trasformare l’intero parco edilizio in edifici a emissioni zero entro il 2050.
Questo approccio flessibile consente agli esecutivi nazionali di adattare i piani di ristrutturazione in base alle specificità del proprio contesto, decidendo se iniziare dai vecchi edifici a classi energetiche più alte o da quelli più grandi e inquinanti, o ancora dagli edifici di edilizia pubblica.
Le esenzioni
La Direttiva presenta diverse esenzioni mirate a bilanciare la necessità di migliorare l’efficienza energetica degli edifici con il rispetto per il patrimonio storico e le specificità nazionali.
I Paesi membri avranno la facoltà di escludere dalla direttiva:
- gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico,
- edifici tecnici e luoghi di culto.
- le case utilizzate solo per le vacanze.
- gli appartamenti “destinati ad essere usati meno di quattro mesi all’anno”.
Per quanto riguarda l’installazione di pannelli solari, la direttiva sembra escludere l’obbligo per gli edifici privati, a meno di cambiamenti dell’ultimo minuto. Tuttavia, rimane l’obbligo per gli edifici pubblici, con una scala temporale graduale in base alle dimensioni degli edifici. Gli edifici più grandi, sopra i 2.000 metri quadrati, dovranno installare pannelli solari a partire dal 2027, seguiti da quelli da 1.000 metri quadrati a partire dal 2028 e infine quelli dai 250 metri quadrati in su a partire dal 2029.
Infine, per quanto riguarda l’utilizzo di combustibili fossili all’interno delle case, l’accordo esclude un divieto generalizzato. Invece, prevede un divieto specifico per il riscaldamento con combustibili fossili all’interno delle abitazioni a partire dal 2040. Questa disposizione offre un periodo di transizione ragionevole per adeguare le abitazioni all’uso di fonti di energia più sostenibili. Questa è una delle novità principali inserite nella versione finale della direttiva ovvero il così detto il phase-out, ossia l’eliminazione graduale, dei combustibili fossili dagli edifici. È stata mantenuta inoltre la possibilità di fornire incentivi per sistemi di riscaldamento ibridi.
Aiuti, finanziamenti e mutui green
Rimane da capire se l’Europa interverrà anche sul piano economico per attuare questa direttiva. Per ora sono previsti una serie di aiuti finanziari e sgravi fiscali. Il Parlamento di Strasburgo chiede che 110 miliardi di finanziamenti comunitari già stanziati da Bruxelles, possano essere reindirizzati per aiutare a sostenere i costi delle ristrutturazioni, soprattutto per le famiglie meno abbienti.
Infine, in merito alla questione legata ai «mutui green», che prevede un sistema di accesso agevolato al credito per chi ristruttura casa, la versione definitiva del provvedimento prevede che le banche non siano più obbligate, ma semplicemente incoraggiate, a concedere questi mutui.