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In base alla nuova Legge di Bilancio, dal 2024 cambierà la tassazione sugli affitti brevi. Chi ha un immobile che affitta per brevi periodi deve scegliere tra cedolare secca e Irpef, ma alla luce di queste novità fiscali preannunciate per il prossimo anno è lecito chiedersi se la cedolare secca convenga ancora.
Vediamo come cambia la cedolare secca e quale metodo di tassazione è meglio scegliere.
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Come cambia la cedolare secca sugli affitti brevi
Finora, la cedolare secca era calcolata nella misura del 21%. Secondo la Legge di Bilancio per l’anno prossimo, a partire da gennaio il 21% sarà applicabile solamente se il contribuente mette in affitto una sola abitazione.
Se, invece, le case messe in affitto sono da 2 a 4, l’aliquota sale: per ogni casa affittata, compresa la prima, la cedolare secca sarà del 26%.
Rimane invariata la situazione per chi mette in affitto un numero di abitazioni superiore a 4, in quanto già ora la cedolare non è applicabile e la tassazione avviene tramite Irpef.
In generale, la cedolare secca presenta dei vantaggi per il contribuente, ma ora ci si chiede se dal prossimo anno sarà ancora così. Infatti, l’aumento della tassazione non potrà non incidere sulla redditività per il proprietario.
Lo scopo della nuova normativa consiste nel convincere i proprietari di immobili ad affittarli con contratti di locazione ordinari, per via della scarsa disponibilità di abitazioni in alcune grandi città.
Tuttavia, la scelta dell’affitto breve sembra ricondursi alla mancanza di garanzie nel caso di affitti ordinari.
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Perché conviene la cedolare secca rispetto alla tassazione Irpef
Per avere un quadro completo della situazione va ricordato che a partire dal 2024 cambieranno anche le aliquote Irpef.
Infatti, la prima aliquota sarà accorpata al 23% per i redditi imponibili fino a 28.000 euro.
L’Irpef è conveniente solo qualora ci si trovi in una situazione di incapienza fiscale, ossia qualora si abbia diritto a detrazioni, per esempio derivanti da bonus edilizi o da contributi previdenziali, che siano superiori al reddito imponibile e che quindi non si potrebbero sfruttare del tutto.
Inoltre, conviene solamente laddove le addizionali regionali e comunali sono basse e nel caso in cui l’imponibile sia al di sotto dei 28.000 euro del primo scaglione.
Se non ci si trova in queste condizioni reddituali, la cedolare secca anche innalzata al 26% può risultare conveniente.