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Benché faccia parte delle nostre vite in modo sempre più importante, ormai da diversi anni, la disinformazione che ruota intorno al mondo della raccolta differenziata è ancora troppo diffusa, al punto da portarci a commettere errori banali ma dall’altissimo impatto ambientale.
Dalla plastica compostabile alle pile, dall’olio esausto al riconoscimento dei simboli: ecco una lista dei 7 errori più comuni che commettiamo quando differenziamo i rifiuti casalinghi.
L’abuso della bio-plastica
Si definisce compostabile e lo è realmente. Di origine vegetale, la bio-plastica viene spesso utilizzata in sostituzione della plastica usa e getta per scoraggiare all’uso di quest’ultima e promuovere comportamenti e abitudini d’acquisto più sostenibili.
Benché l’impronta ecologica di questo materiale sia indubbio, ciò che lascia a desiderare è il suo sistema di smaltimento.
Il compost, infatti, prodotto in quantità industriali (e non casalinghe), richiede un impianto di lavorazione complesso, non sempre in grado di eliminare completamente le tracce della bio-plastica che tende a mantenere la sua interezza, risultando, alla fine dei conti, non smaltibile.
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L’accorpamento dei rifiuti
Pratica comune è quella di riempire bottiglie, bustine o bicchieri di plastica o vetro con altra micro-spazzatura, al fine di ottimizzare lo spazio nella pattumiera.
Questa abitudine, però, rappresenta in tutto e per tutto un errore da non commettere. Se mischiati, questi materiali si contaminano a vicenda, rendendo, di fatto, lo smaltimento compromesso.
Attenzione al secchio dell’indifferenziata
Non riuscire a dare in casa una giusta collocazione a tutti i tipi di rifiuto non significa accorparli in un unico secchio dando per scontato si trattino di indifferenziata.
Prodotti come pile, farmaci o apparecchi rotti, deteriorandosi, possono rilasciare sostanze tossiche, causando possibili incendi durante il trasporto.
Per questo, vanno sempre differenziati, rispetto agli altri rifiuti, e portati nelle isole ecologiche o nelle zone della città predisposte al loro smaltimento.
Spesso, è possibile trovare il contenitore per le pile fuori dai tabaccai e quello per i farmaci scaduti fuori dalle farmacie.
Il misto può essere un problema
Tetrapak, vaschette della frutta o alcuni pacchi di pasta (soprattutto quelli in finta carta che presentano anche finestrella in plastica) sono realizzati con materiali misti che, seppur riciclabili, sono praticamente impossibili da scomporre.
Prediligiamo l’acquisto di prodotti il cui packaging è formato da un unico materiale.
Come leggere i simboli della plastica
Non tutta la plastica è catalogabile in un’unica categoria. Esistono codici e simboli che ne differenziano provenienza e tasso di riciclabilità.
Solitamente, che si tratti di una bottiglia, una bustina o un bicchiere, ogni pezzo di plastica viene accompagnato da un triangolo, un acronimo e un numero che va da 1 a 7.
È il caso della carta dei salumi, dove il numero 7 e la scritta “PAP” indica l’impossibilità ad essere smaltita nel normale secchio della plastica.
I fazzoletti vanno nell’umido!
Lo sapevi?
Nonostante il nome più comune con cui vengono indicati sia “fazzoletti di carta”, tutto ciò che rientra nella categoria della carta da cucina, la cartaigienica, i tovagliolini da tavola o i comuni fazzoletti con cui ci soffiamo il naso sono, in realtà, materiale biodegradabile.
A meno che non siano sporchi di detersivo (realizzato con agenti chimici e microplastiche), possono essere gettati nel cestino dell’umido.
Dove buttare l’olio esausto?
Per “olio esausto” si intende l’olio che è stato utilizzato per cucinare e che, quindi, ha subìto una variazione di temperatura.
In questo caso, il posto corretto in cui smaltirlo sono le isole ecologiche. Buttarlo nel water o nel lavandino comporta un diretto e certo impatto sulle acque dei nostri mari.