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Il saldo di fine anno del pagamento IMU (Imposta Municipale Unica), porterà alle casse dello Stato e dei Comuni oltre 10 miliardi di euro. Il tax day è fissato per il 18 dicembre 2023, anziché il 16, dal momento che cade di sabato.
Ecco tutto quello che c’è da sapere sul saldo IMU del 18 dicembre: come si calcola, come fare il pagamento e a chi spettano le esenzioni.
Che cos’è l’IMU e chi la deve pagare
L’imposta municipale propria è un tributo da pagare, il cui gettito entra in gran parte nelle casse di Comuni italiani. L’imposta viene calcolata sul possesso di immobili, fabbricati, aree fabbricabili, terreni agricoli, perciò deve essere pagata dai proprietari di questi beni, o dai titolari di altri diritti reali, ad esempio usufrutto, enfiteusi, superficie, uso abitativo e non.
Nel 2012 l’IMU ha sostituito l’imposta comunale sugli immobili (ICI), la vecchia tassa che veniva applicata sul possesso dei beni immobiliari. Con l’introduzione dell’IMU, è cambiato soprattutto il sistema di calcolo.
Come si calcola l’IMU
Per ottenere il calcolo della quota, o saldo IMU da pagare, bisogna moltiplicare l’aliquota, per la base imponibile, ossia il valore dell’immobile o bene da tassare, e iscritto al catasto. La percentuale dell’aliquota viene stabilita dai singoli Comuni, poiché si tratta di un tributo locale, decisa tramite delibera di Consiglio comunale.
Esiste una aliquota ordinaria fissata dallo Stato, che è pari allo 0,86%. Ai Comuni viene concessa la possibilità di aumentarla fino all’1,06%, ma possono anche azzerarla o diminuirla sotto lo 0,86%. Questa aliquota grava sui possessori di immobili cosiddetti diversi dalla abitazione principale, o altri immobili.
E c’è anche una aliquota ridotta, che invece grava sui possessori di abitazione principale di lusso, che è fissata allo 0,5%. Anche in questo caso, i singoli Comuni sono autorizzati ad aumentarla, diminuirla, o azzerarla.
Esempio di calcolo dell’IMU
Quindi, il calcolo dell’IMU da pagare deve tenere conto della categoria catastale della casa, il moltiplicatore che cambia in base al valore catastale, rivalutato del 5%, per l’aliquota stabilita dal Comune in cui è accatastata.
Calcolatrice alla mano, facciamo un esempio. Abbiamo un fabbricato accatastato in categoria A/1, ossia una abitazione di tipo signorile e di pregio. La rendita catastale è valutata a 300 euro. Dobbiamo rivalutarla col 5% in più, che è uguale a 15. Perciò avremo 315 (300 + 15). Il moltiplicatore fisso per gli edifici accatastati dalla categoria A1 fino ad A11, è pari a 160.
A questo punto dobbiamo moltiplicare la rendita catastale (rivalutata) per il coefficiente catastale (315 x 160), che è uguale a 50.400. Questo valore rappresenta la base imponibile dalla quale andremo a calcolare la tassa da pagare.
Ipotizziamo che il Comune abbia stabilito una aliquota dello 0,5% (senza detrazioni), dovremo fare:
50.400 (base imponibile) x 0,5 (aliquota). Il risultato da dividere x 100. Otterremo un valore pari a 252. Dunque, l’IMU da pagare è di 252 euro, che verseremo tramite un primo acconto, e il saldo del 18 dicembre 2023.
Come si paga l’IMU
L’acconto del 50% (del 16 giugno) e il saldo rimanente (18 dicembre), si pagano tramite il Modello F24. Può essere versata in rata unica al 100%. Ecco come procedere:
- entrare nella sezione “Enti locali” del modello disponibile su Agenzia delle Entrate e cassetto fiscale personale;
- indicare il codice catastale del Comune dove l’immobile è accatastato;
- inserire il codice del tributo;
- barrare sulla casella “acconto” o “saldo”;
- compilare la parte dove è richiesto il numero di immobili e l’anno di riferimento;
- importo da versare.
Chi sceglie di farlo tramite intermediari o Caf accreditati, dovrà conservare l’F24 compilato con l’importo pagato.
Chi non paga l’IMU
L’esenzione dal pagamento IMU riguarda alcune categorie. L’imposta non si paga per:
- l’abitazione unica principale (tranne per quelle di lusso e per la seconda casa);
- le unità immobiliari come abitazione principale delle cooperative edilizie a proprietà indivisa;
- gli alloggi sociali case popolari;
- la casa coniugale assegnata al coniuge dopo separazione legale, o dopo annullamento, scioglimento, cessazione degli effetti civili del matrimonio;
- l’unico immobile posseduto, e non dato in locazione, da Forze armate, di polizia, vigili del Fuoco e altre categorie professionali;
- l’unico immobile posseduto dai cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), purché non sia locato o dato in comodato d’uso;
- gli immobili occupati abusivamente;
- gli Immobili dell’Accademia Nazionale Dei Lincei;
- le abitazioni di alcuni Comuni colpiti dal sisma.
L’IMU si può compensare anche eventuali crediti previsti nella dichiarazione dei redditi.