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Intesa Sanpaolo vuole cedere 4,8 miliardi lordi nel corso del 2022 in Npl (Non Performing Loans) che rappresentano i crediti deteriorati: prestiti la cui riscossione da parte delle banche risulta incerta.
Il netto delle rettifiche di questa mossa è pari a 1,5 miliardi di euro e l’impatto di tale vendita sarà sostenuto dai 1,6 miliardi di rettifiche già realizzate durante lo scorso anno, di cui 1,2 miliardi nel quarto trimestre dell’anno.
L’obiettivo? Effettuare una riduzione del profilo di rischio e taglio del costo del rischio nel corso del nuovo piano di impresa. Intesa Sanpaolo mira, infatti, a diventare una banca a zero Npl e senza impatto del calendar provisioning.
Alcuni dati
A fronte dei 15, 2 miliardi del 2021, si prospetta un calo dei crediti deteriorati lordi di circa 9,3 miliardi nel 2025 (a 4,6 miliardi da 7,1 al netto delle rettifiche). Ci si aspetta che l’incidenza degli Npl lordi sul totale dei crediti sia in diminuzione, passando dal 2,4% all’1,6% e quindi dall’1,2% al netto delle rettifiche allo 0,8%.
Le rettifiche nette scenderanno del 9% medio annuo passando dai 2,8 miliardi del 2021 agli stimati 1,9 nel 2025, tutto con un costo del rischio nel periodo 2022-2025 a 40 punti base, passando nuovamente dai 59 del 2021 ai 38 nel 2025.
Idee per il breve futuro
La banca, con il nuovo piano d’impresa, ha annunciato di stare considerando una riduzione di circa 1.500 filiali. Continuando sull’onda del quarto trimestre 2021 durante il quale ha già chiuso le prime 450.
Di contro però, Intesa Sanpaolo prevede l’assunzione di circa 4.600 nuove persone e di 8.000 risorse riqualificate o riconvertite. Queste nuove assunzioni saranno destinate a iniziative prioritarie:
- 2.600 alla filiale digitale;
- 4.000 alla tecnologia;
- 3.500 alle iniziative prioritarie come PNRR, crescita dell’attività e riduzione del profilo di rischio;
- 2.500 ad altre attività collegate.