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Dopo decenni di dura critica per via dello stile “ruvido” e prettamente funzionale, si sta riscoprendo la bellezza essenziale del brutalismo, uno stile architettonico nato in seguito al secondo conflitto mondiale.
Vediamo le caratteristiche, qualche cenno storico e gli edifici più rappresentativi (di cui uno si trova a Milano).
Le caratteristiche dell’architettura brutalista
L’architettura brutalista valorizza pienamente la funzionalità degli edifici, per i quali vengono utilizzati principalmente dei materiali grezzi e “crudi” come il cemento armato lasciato a vista, che non nasconde i difetti o le imperfezioni.
Il brutalismo, a differenza di altri stili architettonici che esprimono il senso del bello e dell’estetica, pone al centro l’autenticità della struttura, che si presenta a chi lo guarda esattamente così com’è, senza fronzoli.
Questo stile è stato per lo più impiegato per la costruzione di edifici pubblici utili alla collettività, che diventano dei luoghi di aggregazione e di coesione nel periodo post-bellico.
Brutalismo in architettura: qualche cenno storico
Il brutalismo affonda le sue radici in Inghilterra all’indomani della Seconda Guerra Mondiale ed era interpretato come un movimento di rinascita.
Tra gli architetti che abbracciarono questo stile annoveriamo Peter Smithson, Paul Rudolph, Kenzō Tange, Clorindo Testa, Vittoriano Viganò e Le Corbusier.
Ed è proprio di quest’ultimo il progetto residenziale del 1950 simbolo del brutalismo, ovvero Unitè d’Habitation a Marsiglia.
Il termine brutalismo è stato coniato dallo storico dell’architettura Reyner Banham e deriva dal “béton brut”, ovvero il “cemento a vista”, che era stato proprio utilizzato per l’Unitè d’Habitation.
Questo stile ha conosciuto la sua “epoca d’oro” dagli anni Cinquanta fino agli anni Settanta, mentre negli anni a seguire è andato incontro ad aspre critiche, per via dell’estetica sgradevole e per il senso di incompiutezza che trasmetteva.
Ad oggi, grazie all’utilizzo di Instagram, sta riscuotendo un notevole successo: i palazzi che ne incarnano lo stile sono, infatti, sempre più apprezzati e postati per le geometrie ipnotiche e per il loro essere “imperfettamente belli”.
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Il brutalismo italiano
In giro per il mondo, si possono ammirare svariati edifici brutalisti: dal Giappone alla Spagna e dal Regno Unito all’India fino all’America Latina.
Una piccola curiosità: Brasilia è l’unica città del mondo interamente costruita con questo stile.
Anche l’Italia non si è sottratta, tanto che l’esempio più emblematico è rappresentato dalla Torre Velasca di Milano.
Definita dal Daily Telegraph “uno degli edifici più brutti del mondo”, oggi ha rivendicato la sua bellezza, tanto che viene apprezzata in numerosi scatti.