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Nel 1963, l’architetto e urbanista francese Jean-Benjamin Maneval realizzò i primi schizzi delle cosiddette Maison Bulle, ossia delle case pensate per le vacanze con gusci in poliestere rinforzato e una silhouette che sembrava arrivare dal futuro che rappresentavano uno degli esempi futuristici di case prefabbricate.
Purtroppo, a livello commerciale, si rivelarono un flop perché, a dispetto delle fiduciose previsioni, ne furono realizzate solo una dozzina di modelli.
Il restauro della Maison Bulle
Lo scorso anno, un esemplare realizzato nel 1968, è atterrato nel parco del Vexin, a un’ora a nord di Parigi, nella proprietà di un eccentrico ed anonimo collezionista d’arte deciso a farne una camera per gli ospiti.
Si è occupata del restauro Dorothée Meilichzon, architetta parigina e famosa designer di boutique hotel. Quando fu acquistata ad un’asta nel 2014 la Maison Bulle era in pessime condizioni. Le sei sezione in cui è stata divisa la casa sono state restaurate, per poi essere trasportate nella tenuta del nuovo proprietario e riassemblate in loco. Il restauro aveva come obbiettivo il mantenimento dello stile inserendo delle ventate di freschezza e modernità.
Inizialmente, la casa era completamente vuota, solo sei gusci bianchi che rappresentavano la scocca in vetroresina per un volume totale di 36 metri quadrati.
Dorothée e i suoi collaboratori dello studio Chzon sono partiti dalla forma irregolare del ‘guscio’ che è stato scannerizzato in 3D per ottenere le dimensioni esatte. Ad ogni segmento è stata poi assegnata una funzione precisa, ingresso, camera da letto, toilette e guardaroba, doccia, un’area cocktail bar e una zona relax, sempre cercando di portare avanti l’intuizione dell’architetto Maneval e quindi di evitare le linee rette.
Il risultato ottenuto è una suite avveniristica dove è possibile soggiornare, dormire o persino invitare qualche amico per un drink, godendo della vista sul paesaggio attraverso le grandi aperture in plexiglas.
Gli interni della Maison Bulle
All’interno della Maison Bulle, tutto è disegnato su misura e realizzato a mano da artigiani locali. L’alcova del letto è rivestita con una stoffa che omaggia l’artista preferito del padrone di casa, Victor Vasarely, l’angolo bar è foderato con un tessuto effetto graniglia e, le due panche arrotondate vicino all’ingresso, sono ricoperte da una folta moquette arancio che accomuna tutte le zone.
Al centro si trova un punto conviviale con un tavolo tondo e quattro poltroncine vintage che si ispirano allo stile Space Age ed al design Anni 60. In bagno è stato installato un pavimento luminoso come usava all’epoca nelle discoteche. L’insieme è eclettico, ricco di citazioni ed al tempo stesso davvero attuale.
*Immagine in alto e nell’articolo – Credits to Living Corriere