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“Bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente, università, musei, scuole, sale per concerti: sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento. Sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta”.
Con queste parole Renzo Piano parla di architettura e del suo potere salvifico e sociale.
Non sempre, però, l’architettura riesce a centrare i suoi obiettivi, abbiamo raccolto per voi alcuni casi di progetti partiti sotto i migliori auspici, ma rivelatisi degli insuccessi.
Trellick Tower di Londra: la sua storia sfortunata
Dopo il successo ottenuto con il progetto della Balfron Tower, l’architetto Ernő Goldfinger fu incaricato di occuparsi di un nuovo progetto di edilizia popolare: Trellick Tower.
Se è vero che l’architetto scelse addirittura di vivere per due mesi nella Balfron Tower per potersi confrontare con gli abitanti del palazzo e capire cosa apprezzavano dell’edificio, lo stesso non si ripeté con la Trellick Tower, che fu addirittura soprannominata la torre del terrore.
L’edificio non venne mai dotato di un servizio di sicurezza e di un portierato e, ben presto, fu la delinquenza ad appropriarsi di quei luoghi.
Il progetto non riuscito del Pruitt-Igoe, a Saint Louis
Di quello che fu il progetto Pruitt-Igoe, a Saint Louis, nel Missouri restano gli iconici scatti che raccontano la sua demolizione e il suo fallimento.
Ispirato a La Ville Radieuse di Le Corbusier, il progetto prevedeva la realizzazione di 33 edifici per un totale di 2.870 appartamenti capaci di ospitare fino a 10.000 persone.
Gli edifici dovevano avere altezze diverse, aree comuni per gli abitanti ed era prevista una riqualificazione dell’area circostante.
Purtroppo, per mancanza di budget nulla di tutto questo si fece realtà: i palazzi ebbero tutti la stessa altezza, dando vita a un blocco piuttosto inquietante e non furono curati né gli spazi comuni né la zona circostante.
I parcheggi non erano sufficienti per tutti gli inquilini e i problemi, anche di ventilazione e manutenzione si moltiplicarono.
Chi poté abbandonò il palazzo, costringendo i residenti rimanenti a pagare affitti più alti che si fecero insostenibili, tanto che in molti si rifiutarono di pagare.
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L’Empire State Building a New York: non solo luci
Anche l’Empire State Building ha un passato a tratti burrascoso: se è vero che tutt’oggi rappresenta una delle costruzioni più iconiche di New York, in passato ha vissuto anche momenti bui.
Tra i grattacieli più alti all’epoca della sua realizzazione – partecipò infatti alla cosiddetta Race to sky, la corsa al cielo per aggiudicarsi il titolo di palazzo più alto della città – fu purtroppo teatro di diversi tentativi di suicidio.
Uno di questi venne raccontato anche dalla rivista Life e ispirò la drammatica serigrafia Death and Disaster di Andy Warhol.
Non solo: fu anche protagonista di un incidente aereo che causò la morte di 14 persone e vide la chiusura dell’edificio per tre mesi.