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La stima è arrivata da Scenari Immobiliari per Il Sole 24 Ore, che tra conventi, scuole e molto altro ha effettuato una mappatura inedita e complementare a quella degli immobili del Vaticano gestiti dall’Apsa. Vediamo quali sono le tipologie di immobili di proprietà degli enti ecclesiastici e come sono distribuiti sul territorio italiano.
Quante proprietà possiedono gli enti ecclesiastici in Italia?
Secondo le recenti ricerche, il patrimonio immobiliare delle istituzioni ecclesiastiche è molto ampio: stiamo parlando di 45.927 edifici, i quali corrispondono a una superficie di 38,6 milioni di metri quadri e a una valutazione di 42,5 miliardi di euro, senza contare i beni artistici in essi contenuti.
Si tratta di una stima che non comprende gli edifici di proprietà del Vaticano, gestiti da un ente a parte, l’Apsa – Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, i quali ammontano a circa 4 mila edifici.
A spiegare la vasta gamma di immobili e il loro gran numero su tutto il territorio italiano è la descrizione stessa di ente ecclesiastico: con questa dicitura si fa infatti riferimento a istituti universitari, fondazioni di culto, associazioni religiose e, soprattutto, diocesi e parrocchie.
Quali edifici fanno parte del patrimonio degli enti ecclesiastici?
Come abbiamo visto, il patrimonio immobiliare delle istituzioni religiose è molto ampio, e comprende diversi tipi di edifici. La maggior parte di essi è destinata alla vita comunitaria della congregazione religiosa, come i conventi, ma ne fanno parte anche beni funzionali, come strutture sanitarie, orfanotrofi, case di riposo e scuole. Secondo le stime, si tratta di edifici ampi, con una superficie media di 1.433 metri quadrati.
A livello di categorie catastali, parliamo principalmente di edifici di categoria B/1, ovvero a uso collettivo, ma anche di categoria B/7, nel caso di oratori e cappelle che non sono destinate all’esercizio pubblico del culto.
Ciò che però emerge dall’indagine condotta da Il Sole 24Ore è che gran parte di questi edifici è vuota, inutilizzata o in cattivo stato di manutenzione, con grandissime possibilità di valorizzazione e riqualificazione.
Il progetto di riqualificazione
Secondo le stime di Scenari Immobiliari, in effetti, tra il 30% e il 40% degli edifici di proprietà degli enti ecclesiastici è vuoto o sottoutilizzato, mentre il 40% è in cattivo stato di manutenzione. Questi dati suggeriscono la possibilità di una valorizzazione di tali edifici, il che potrebbe portare benefici sia agli enti ecclesiastici che alla comunità.
La tendenza crescente, infatti, è quella di enfatizzare i criteri di sostenibilità sociale e ambientale nella gestione e nella valorizzazione di questi beni, sebbene il processo completo possa richiedere fino a tre anni, comprese analisi e lavori di restauro.
C’è però un caso andato a buon fine, quello dell’hotel cinque stelle Portrait di Milano, inaugurato a dicembre 2022 laddove sorgeva l’ex Seminario arcivescovile locato a Lungarno Alberghi della famiglia Ferragamo. Il Seminario mantiene la proprietà dell’edificio e offre alcuni spazi alla diocesi per eventi pubblici, trasformando così una situazione di svantaggio in una fonte di guadagno da destinare ad altre iniziative di beneficenza ed educazione.
Le zone italiane con il maggior numero di proprietà ecclesiastiche
Come abbiamo visto, gli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici sono disseminati su tutto il territorio italiano, ma ci sono alcune zone in cui questi sono presenti in maggioranza. Il Nord Italia conta ben 12.200 edifici, aggiudicandosi il primato della zona con il maggior numero di proprietà, sebbene la sola città di Roma ne sia una grande eccezione, con 1.194 edifici registrati. Seguono poi Milano, con 365 edifici, Torino con 280, Napoli con 255 e Venezia, con 175 immobili di proprietà delle istituzioni religiose.