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Sappiamo tutti che un creditore privato – una banca, il condominio, un fornitore – può procedere al pignoramento della prima casa, ma è bene conoscere i casi in cui anche l’Agenzia delle Entrate può pignorare l’abitazione principale di un contribuente.
Ecco quando può succedere.
Quando la prima casa può essere pignorata?
Il Fisco può procedere al pignoramento della prima casa attraverso il servizio Riscossione dell’Agenzia Entrate nei seguenti casi:
- quando si tratta di un immobile di lusso, accatastata nelle categorie A/1, A/8 o A/9;
- quando si tratta di un immobile non accatastato a civile abitazione;
- quando il contribuente non è residente all’interno della prima casa;
- quando il contribuente è proprietario anche di altri immobili.
Per fare qualche esempio, la prima casa è pignorabile se il contribuente ha una sola casa ma l’ha data in affitto e, dunque, ha la residenza altrove oppure se è proprietario di un solo immobile, ma riceve una quota di un altro immobile in eredità.
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Pignoramento della prima casa da parte dell’Agenzia: le condizioni
Per giustificare l’esecuzione forzata da parte dell’Agenzia delle Entrate occorre, però, che ci siano altre condizioni. Per legge, infatti, il pignoramento immobiliare è ammesso solo a patto che:
- il debito maturato e scaduto per cartelle esattoriali sia superiore a 120.000 euro;
- il valore complessivo di tutti i beni immobili del contribuente sia superiore a 120.000 euro;
- sull’immobile sia iscritta ipoteca (da tale momento, devono essere decorsi almeno 6 mesi);
In ogni caso, per procedere al pignoramento occorre che tutte le notifiche degli atti precedenti (cartella esattoriale, preavviso di ipoteca, atto di pignoramento) siano stati correttamente notificati al contribuente.