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Non si placano le discussioni in merito al Superbonus 110%, che secondo gli esperti sta andando incontro a una possibile crisi causata da una serie di fattori. Vediamo quali, sulla base di quanto ha spiegato Edilportale.com in un recente articolo.
Fondi disponibili: l’allarme è prematuro
Quando l’Enea ha divulgato i dati sul Superbonus è scattato un campanello di allarme: il plafond stanziato dalla Legge di Bilancio è stato superato. Le risorse stanziate ammontano infatti a 33,3 miliardi di euro, ma il totale degli investimenti ammessi a detrazione dall’inizio dell’anno ammonta già a 30,6 miliardi e le detrazioni previste per la fine dei lavori sono pari a 33,7 miliardi.
Secondo gli esperti però, non è detto che le detrazioni previste vengano poi convalidate e quindi erogate. Inoltre è improbabile che il Governo blocchi il Superbonus prima della sua scadenza, quindi c’è da aspettarsi lo stanziamento di nuovi fondi.
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Materie prime: permangono le difficoltà di approvvigionamento
Più delicato è il tema del rincaro dei prezzi delle materie prime, a cui si unisce la difficoltà di approvvigionamento. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, non solo i beni sono diventati più cari, ma è anche complicato reperirli: fattore che va a inficiare sul Superbonus, visto che per ottenerlo bisogna rispettare precise tempistiche.
Cessione del credito: il vero nodo cruciale
Perché il Superbonus funzioni è fondamentale che non si inceppi il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito. Proprio su quest’ultima si concentrano le maggiori incertezze, perché le imprese hanno già i cassetti fiscali pieni, non sanno a chi rivendere il credito e rischiano di trovarsi in crisi di liquidità.
Secondo i dati della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa, in Italia 33mila imprese artigiane sono a rischio fallimento proprio a causa del blocco della cessione.
Tra le proposte per rimediare a questa situazione, presentate come emendamenti al Decreto Aiuti, ci sono:
- La possibilità per le imprese di usare i crediti per sottoscrivere BTP;
- Aprire alla cessione verso tutte le partite Iva con bilancio superiore ai 50mila euro;
- Usare il credito avanzato nel 2022 anche negli anni successivi.
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E chi ha già avviato la pratica?
Per chi ha già avuto tutte le autorizzazioni e ha concluso un accordo di cessione del credito con la banca la pratica andrà avanti: l’istituto di credito, infatti, non può più tirarsi indietro e dovrà aspettare in qualche modo la decisione del Governo, in modo tale che la pratica vada avanti.
Per chi ha già stipulato accordi con l’impresa e attende il via libera definitivo dalla banca per la cessione del credito, spiega ancora Altroconsumo, è ancora possibile bloccare tutto, sia nel caso che l’appalto preveda la partenza dopo il via libera dell’istituto di credito sia che non venga riportato.
In questo caso è possibile la via del recesso o della sospensione del contratto, in attesa di capire cosa farà il governo.
Se i lavori sono iniziati e l’impresa ha già in parte anticipato di tasca propria, la questione diventa più complessa.
In questo caso è possibile che venga bloccato il cantiere e a quel punto è necessario vedere cosa è riportato sul contratto d’appalto, che potrebbe includere una polizza per danni di questo tipo. In ogni caso anche qui è possibile una “exit strategy”, che preveda revisione o risoluzione del contratto.
* Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.