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Sconto sulla tassa dei rifiuti in cambio dell’adozione di un animale randagio. Anche Misterbianco, comune siciliano della provincia di Catania, sta attuando politiche di incentivi per provare a ridurre il fenomeno del randagismo e dell’abbandono di cani e gatti, un problema per la sicurezza di tutti, per il decoro delle città e per la gestione urbana dei Comuni.
Iniziative simili sono state sperimentate in numerose città, da almeno una decina d’anni, ma non sempre funzionano, ricevendo critiche dal mondo animalista. Invece, il modello Vieste piace anche ai più scettici.
Ecco come funzionano i vari esperimenti.
Quanti sono gli animali abbandonati in Italia?
Si stima che mediamente, ogni anno, vengano abbandonati circa 50mila cani e 80mila gatti. Secondo l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) in Italia vengono abbandonati oltre 120 animali domestici al giorno, un fenomeno che aumenta in estate.
Tra i principali motivi di abbandono ci sono quelli economici, per mancanza di risorse per pagare una pensione durante la stagione più calda. A incidere, anche l’arrivo di figli, proposte di lavoro o trasferimenti all’estero.
Quanti randagi ci sono in Italia?
Le stime basate sul rapporto di Legambiente parlano di almeno 2 milioni di cani “fantasma” che non sono stati registrati all’anagrafe canina. Gli aggiornamenti riguardo i dati regionali sulle registrazioni e sul randagismo in Italia sono sporadici sul sito del Ministero della Salute, che si limita alle informazioni su come utilizzare l’Anagrafe degli animali d’affezione per registrare cani, gatti e furetti.
Dai rapporti delle varie indagini di Legambiente “Animali in città” si stima che i randagi in Italia possano essere 350 mila, quelli vaganti fino a 700 mila.
È difficile ottenere una fotografia dai contorni più chiari di questo fenomeno, che grava soprattutto sulle casse dei Comuni e dei consorzi italiani, sulla sicurezza degli animali e delle persone ma anche sul decoro urbano di città che ospitano migliaia di turisti all’anno.
Quanto paga il Comune per ogni cane in canile?
Mantenere un cane in un canile comunale può costare alle casse locali fino a 1500 euro all’anno. Associazioni come la LAV (Lega Anti Vivisezione) ha denunciato più volte la gravità della situazione soprattutto nel Sud Italia, dove il randagismo è più diffuso.
Tuttavia, i problemi riguardano anche la gestione dei canili, a volte costosi per gli enti locali, e spesso finiti al centro di indagini per maltrattamenti subiti in canili lager o malgestiti per risparmiare risorse, a discapito degli animali.
Gran parte del sistema si regge sull’opera gratuita di volontari e veterinari, ma anche su esempi di Comuni virtuosi come quello di Vieste, in Puglia, che ha trovato il giusto modello grazie al progetto “Zero cani in canile”.
Come funziona il modello Vieste
La perla del turismo sul Gargano investe sulle sterilizzazioni e sui microchip, abbattendo i costi di gestione del canile comunale.
A Vieste si spendevano 150mila euro all’anno per i canili e altri 100mila per spese di gestione varie, compresi i risarcimenti richiesti da turisti e cittadini per incidenti stradali o aggressioni. Grazie al modello Vieste, il Comune oggi spende mediamente dai 30 ai 40 mila euro per le sterilizzazioni, e piace a tutti gli operatori del settore.
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Il caso di Misterbianco
Il modello Vieste piace anche ai volontari e agli animalisti. Altri Comuni italiani si limitano a ordinanze temporanee, oppure adottano politiche tributarie per incentivare le adozioni dai canili.
È il caso di Misterbianco, città dell’area metropolitana di Catania, dove l’amministrazione comunale ha approvato il cosiddetto “Bonus svuota canili“. In questa comunità siciliana è stato adottato un nuovo regolamento della TARI (tassa rifiuti) che prevede uno sconto di 200 euro all’anno a beneficio dei contribuenti che intendano adottare un cane custodito nel canile locale o nei rifugi convenzionati e gestiti da associazioni e privati.
Il sindaco Corsaro ha illustrato altri provvedimenti e riduzioni fiscali mirate per agevolare l’utilizzo di beni e immobili confiscati alla mafia, da affidare in gestione alle associazioni e agli enti no profit.
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Adottare un cane per avere lo sconto sulle tasse funziona?
Misterbianco segue la scia di tante altre iniziative simili, come quella di Alberobello e numerosi Comuni italiani. Tuttavia, non sono poche le critiche che arrivano puntuali dal mondo animalista.
Adottare una creatura che richiede cure e attenzioni, in cambio di una esenzione su tasse e tributi, potrebbe sminuire il valore stesso dell’adozione, o persino aumentare i rischi di abbandono quando ci si rende conto di non essere pronti e preparati all’ingresso di un animale in famiglia.
Qualche anno fa, alcune associazioni animaliste di Bari hanno ricordato che “gli animali non sono oggetti”. In un comunicato congiunto, ENPA, LAV, e altre associazioni locali, sottolineavano che adottare un cane dal canile è un gesto di responsabilità e che il randagismo e l’abbandono si combattono con politiche di sensibilizzazione e maggiore organizzazione nella gestione urbana e cittadina del fenomeno.
Ricordavano, inoltre, che l’adozione deve essere valutata attentamente.