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Nel delicato periodo che segue una separazione o un divorzio, la gestione dell’ex casa coniugale può rappresentare un’ulteriore fonte di tensione, soprattutto se uno dei coniugi tenta di accedere all’abitazione senza autorizzazione.
La legge Italiana possiede infatti un quadro normativo chiaro e specifico in materia, a tutela del diritto al domicilio del coniuge a cui è stata assegnata l’abitazione.
Cosa dice la legge
Il riferimento legale principale è costituito dall’articolo 614 del Codice Penale, che definisce come reato l’introduzione non autorizzata nell’abitazione altrui. Questa disposizione, mira a proteggere la volontà del coniuge assegnatario, indipendentemente dal fatto che l’immobile sia di proprietà condivisa.
Importanti pronunciamenti giuridici, tra cui una sentenza della Cassazione del 2012, hanno ribadito che il diritto esclusivo al domicilio è prioritario rispetto al diritto di proprietà.
Ex coniuge non va via di casa: cosa fare
In caso di violazione di domicilio, il coniuge assegnatario può agire in diversi modi a tutela dei propri diritti. Può ricorrere all’esecuzione forzata del provvedimento del tribunale, tramite Ufficiale Giudiziario, affinché venga applicata di fatto e d’ufficio l’assegnazione dell’abitazione. In alternativa, o in aggiunta, può presentare una querela contro il coniuge che ha violato il domicilio, avvalendosi dell’articolo 650 del Codice Penale che punisce l’inosservanza dei provvedimenti emessi dalle autorità.
Il “Codice Rosso”, introdotto per offrire una tutela più incisiva in casi di particolare gravità, rappresenta un ulteriore strumento a disposizione del coniuge assegnatario, prevedendo sanzioni penali per i soggetti che non rispettano i provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare.
L’ex coniuge si può opporre al fatto che altre persone vadano a vivere in casa sua?
La questione si complica quando il coniuge assegnatario decide di far coabitare altre persone nell’ex casa coniugale.
La legge permette questa eventualità, a patto che non si violi il diritto al domicilio dell’altro coniuge. Ciò significa, che l’utilizzo dell’abitazione da parte di terzi (nuovo partner o altri familiari), può avvenire solo con il consenso del coniuge residente, avente il controllo dell’abitazione.
La protezione estesa a luoghi e appartenenze
La normativa sulla violazione di domicilio, protegge non solo l’abitazione principale ma anche le pertinenze, come garage, soffitte e giardini, rafforzando così la tutela della privacy e del diritto al domicilio nell’ambito familiare post-separazione.
Non è tuttavia facile orientarsi in materia. Una comprensione più approfondita del quadro normativo e legislativo con il supporto di un esperto potrebbe aiutare a minimizzare eventuali conflitti, al fine di trovare una soluzione o adottare misure idonee , a salvaguardia di tutte le parti coinvolte.