Indice dei contenuti
La presenza di piante ingombranti o alberi che perdono molte foglie nei giardini confinanti è una delle situazioni di tensione più comuni nei rapporti tra vicini di casa.
Accade spesso di leggere e ascoltare lamentele al riguardo, ma cosa dice la giurisprudenza, se la disputa non viene risolta con un accordo informale tra le parti?
Cosa fare, se le foglie del vicino cadono nel proprio spazio?
In tema di proprietà immobiliare, la disciplina dei rapporti di vicinato è ispirata al principio secondo il quale “il godimento e l’utilizzazione della cosa incontra il limite rappresentato dalla necessità di non menomare la proprietà del vicino”, il quale ha diritto, secondo la regola generale del neminem laedere ad essere risarcito del danno ingiusto.
Chi decide di tenere nella propria casa, nel giardino o sul balcone delle piante deve farlo quindi nel modo prescritto dalle regole per evitare che la sua decisione non rechi disagio, disturbo o danni agli altri.
In questo caso, colui che subisce il disagio ha il diritto di tutelare la propria abitazione dai danni, materiali e igienici, causati da terzi e ad evitare lavori e spese per l’incuria del vicino confinante.
Chi subisce l’invasione, ad esempio, ha diritto a far tagliare rami e piante dal proprio vicino.
Anche la corte di Cassazione si è espressa sul tema in un caso specifico: un proprietario era stato costretto a rivolgersi al giudice, in quanto costretto a pulire le gronde del garage del suo appartamento e i tombini dell’acqua piovana dalle foglie cadute dai rami dell’albero esistente sul fondo confinante.
Per il principio del neminem laedere citato prima, la corte confermò il diritto del proprietario a tutelare il proprio spazio, scaricando sul vicino molesto le spese di manutenzione e pulizia.
Come agire se non c’è accordo tra le parti
Quando viene a mancare un accordo amichevole, la parte lesa può invocare la norma del codice civile che impedisce le immissioni provenienti dal fondo confinante (comprese le immissioni da foglie morte o similari), dimostrando che tali immissioni superano la normale tollerabilità e chiedendo al giudice che in sentenza ordini la cessazione di tale immissione, fatto salvo il suo diritto di chiedere anche il risarcimento del danno subìto (ivi comprese le spese sopportate per sgomberare la sua proprietà dagli aghi).
* Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.