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Nell’ultimo Consiglio dei ministri del Governo Draghi, tenutosi lo scorso 16 settembre, è stato approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che introduce disposizioni integrative e correttive al Decreto 116/2020 del 3 settembre 2020, di recepimento della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Qual è la nuova classificazione dei rifiuti edili “casalinghi”
Il Decreto rappresenta di fatto un correttivo del Codice Ambiente e modifica, tra le altre cose, il decreto del Ministro dell’ambiente 8 aprile 2008 sulla “Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato”.
Tra le novità più importanti segnaliamo quella della nuova classificazione dei rifiuti edili “casalinghi”, ovvero quelli prodotti da piccole attività di manutenzione, di costruzione e demolizione “fai da te”, che sono ora classificati come urbani (ai sensi dell’art. 184, comma 1, del dlgs n. 152/2006).
Con questa nuova classificazione, tali tipi di rifiuti saranno esclusi dall’ambito dei rifiuti speciali e potranno continuare ad essere conferiti presso i centri di raccolta comunali, in linea con il DM 8 aprile 2008.
La ragione?
Nella relazione di accompagnamento della Direttiva si legge: «sebbene la definizione di «rifiuti da costruzione e demolizione» si riferisca ai rifiuti risultanti da attività di costruzione e demolizione in senso generale, essa comprende anche i rifiuti derivanti da attività secondarie di costruzione e demolizione «fai da te».
I rifiuti prodotti in tale contesto e, in piccole quantità, nelle attività «fai da te», potranno essere quindi gestiti alla stregua dei rifiuti urbani ai sensi dell’art. 184, comma 1, del dlgs n. 152/2006, e, pertanto, potranno continuare ad essere conferiti presso i centri di raccolta comunali, in continuità con le disposizioni del decreto ministeriale 8 aprile 2008 e s.m.i, recante «Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato».
La nuova disposizione intende agevolare la corretta gestione di detti rifiuti evitando che il cittadino, non potendo conferire in un luogo certo, sarebbe più incline al loro abbandono incontrollato o su suolo privato o su suolo pubblico.
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La UE lancia l’allarme sull’amianto
Se da un lato le ristrutturazioni degli edifici aumenteranno l’efficienza energetica, la Commissione Europea chiede di non trascurare il “fattore sicurezza”.
Infatti, la Commissione europea coglie l’opportunità del Green Deal per intervenire sulla presenza dell’amianto negli edifici.
Secondo alcune statistiche in Europa ci sono oltre 220 milioni di edifici realizzati prima della messa al bando del prodotto cancerogeno, nel 2005. A causa di questa situazione arriva una nuova proposta legislativa sullo screening e la registrazione della presenza di amianto, con l’invito per gli Stati membri a sviluppare strategie nazionali di rimozione nel quadro degli interventi per il rinnovamento energetico degli edifici.
La proposta di modifica al quadro normativo intende intervenire su questo aspetto, per garantire rimozione e smaltimento sicuro della sostanza e proteggere i lavoratori.