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La doccia fredda sul Superbonus ora arriva dagli economisti di Via Nazionale che, secondo un recente studio, hanno dimostrato che a fronte di una spesa da 14 miliardi, gli incentivi all’edilizia generano benefici per meno di 5. Quindi, i benefici sarebbero a lunghissimo termine.
Per questo motivo, il nuovo Governo vorrebbe legare il bonus all’effettivo efficientamento energetico.
Se da un lato Bankitalia boccia la misura, perché difficilmente si ripagherebbe entro il 2100, evidenzia come i tempi sarebbero molto più brevi per comunità energetiche e impianti rinnovabili innovativi, che andrebbero in attivo prima del 2030.
Bocciato il Superbonus?
Il nuovo studio, pubblicato dalla Banca d’Italia, analizza le misure per l’abbattimento delle emissioni inquinanti incluse nel Pnrr. L’obiettivo è individuare delle misure che potranno ripagarsi entro il 2030, dando anche l’opportunità di inserire la nostra nazione in un piano volto alla neutralità carbonica entro il 2050.
Tra tutte le misure prese in esame, quella del Superbonus 100% è quella che ne è uscita peggio, perché ha un costo per lo Stato di 13,95 miliardi di euro e dovrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 di 0,667 milioni di tonnellate l’anno dal 2027.
Secondo lo studio, la misura non è efficace nel ridurre le emissioni del nostro Paese, perché, alle condizioni attuali, il bonus riuscirebbe a ripagarsi solo dopo il 2100.
Potrebbe invece diventare conveniente, se le banche applicassero un tasso di interesse sui prestiti del 2%. La ricerca suggerisce l’applicazione di una percentuale di rimborso minore.
Promosse le comunità energetiche
Riscontro positivo invece sul fronte delle comunità energetiche, i sistemi di produzione energetica agrivoltaica e di impianti eolici offshore.
Dal confronto tra tutte le misure del Pnrr per le quali viene stimato dal governo un abbattimento delle emissioni da CO2, viene messo in evidenza il valore delle misure di incentivo delle fonti rinnovabili, che nel giro di pochissimi anni saranno pienamente ripagate.
Entro il 2026, si riuscirà a recuperare le risorse impiegate anche per i progetti di promozione delle comunità energetiche, mentre per i progetti di sviluppo dei sistemi “agrivoltaici”, costituiti dall’installazione di pannelli solari nei campi in modo da non sottrarre però spazio alle colture, il recupero dei costi potrebbe arrivare qualche anno più in là, nel 2028.
Il nuovo Superbonus che verrà
Già presente nei programmi elettorali, ma ora ancora insistente sarà la modifica da apportare al Superbonus. Il costo per le casse dello Stato è troppo alto. Proprio per questo, si pensa ad una rimodulazione della misura sulla base di diversi parametri che potrebbero essere in base ad una:
- distinzione tra prima e seconda casa;
- a seconda del reddito;
- rimodulazione dell’aliquota tra il 50 e l’80%.
Alcuni giorni fa, è stata infine avanzata una nuova proposta che si concretizza nella parametrazione del Superbonus a seconda del miglioramento in termini energetici e ambientali dell’abitazione, ovvero in base alle classi energetiche guadagnate il proprietario avrebbe diritto a una detrazione maggiore.
Tale criterio si sposerebbe con l’analisi di Bankitalia, che boccia il Superbonus proprio perché refrattario ai concreti benefici ambientali. Questa proposta poi conterrebbe anche liberalizzazione della cessione dei crediti d’imposta, attraverso la cessione su una piattaforma dedicata.