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Il recente decreto legge n. 212 del 29 dicembre 2023, noto come Decreto Superbonus, ha suscitato reazioni miste nell’ambito delle costruzioni, specialmente tra i professionisti e associazioni del settore edile.
Le modifiche e le nuove norme introdotte dal decreto riguardano principalmente il Superbonus 110%, la cessione del credito e il Bonus Barriere Architettoniche. In questo contesto, riportiamo le principali preoccupazioni e le implicazioni di tale decreto.
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Le criticità del decreto
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) esprime profonde perplessità sulle nuove disposizioni. Il decreto, pur proponendo modifiche significative, sembra non rispondere in modo efficace alle esigenze degli operatori del settore e agli utenti finali.
La principale preoccupazione riguarda la gestione del Superbonus e le modalità di cessione del credito. Molti professionisti temono che le nuove norme non siano sufficienti a risolvere i problemi esistenti e potrebbero anzi aggravare la situazione, in particolare per quei cantieri già avviati e ora bloccati a causa delle incertezze normative.
Una delle maggiori criticità sollevate dal CNI riguarda la cessione del credito e le modifiche apportate alle opzioni alle detrazioni fiscali, come lo sconto in fattura. Molti progetti in avanzato stato di esecuzione sono stati colpiti dal blocco della cessione dei crediti, creando incertezze e ritardi.
Il CNI aveva suggerito di estendere i termini per la conclusione dei lavori, una soluzione che avrebbe potuto beneficiare molti interventi rimasti in sospeso, ma questa proposta non è stata presa in considerazione nel nuovo decreto. Una deroga, pur se di pochi mesi, sicuramente avrebbe semplificato il tutto.
Un altro aspetto critico del decreto è l’introduzione di una sorta di sanatoria per gli interventi non completati, che tuttavia non considera adeguatamente l’obiettivo del miglioramento energetico degli edifici. Questo potrebbe portare a contenziosi e a una mancata ottimizzazione energetica, che sono centrali per gli obiettivi del Superbonus.
Inoltre, le nuove norme sul Bonus Barriere Architettoniche e il contributo a favore dei proprietari di immobili con reddito basso sollevano dubbi, soprattutto per la mancanza di chiarezza sulle modalità di erogazione e l’entità dei contributi.
Impatto sul settore
Secondo l’ANCE (Associazione Nazionali Costruttori Edili), le risorse disponibili, stimolate in circa 50 milioni di euro, sono insufficienti a fronteggiare la vasta portata dei lavori incompiuti, valutati in 12,8 miliardi di euro.
Questo scarto tra le risorse disponibili e le necessità effettive del settore riflette un gap significativo che potrebbe influenzare negativamente l’andamento dei lavori nei condomini a rischio. Il decreto, sebbene parta da premesse positive, sembra non colmare questo divario, lasciando aperte molte questioni e generando ulteriori incertezze nel settore delle costruzioni. Dunque, le risorse disponibili andrebbero ad aiutare poco meno di un condominio su cento.
In conclusione, il Decreto Superbonus n. 212/2023 rappresenta un tentativo di rispondere alle esigenze di un settore cruciale, ma solleva questioni significative che necessitano di ulteriori riflessioni e potenziali revisioni per garantire l’efficacia delle misure proposte e sostenere efficacemente il settore dell’edilizia e del miglioramento energetico degli edifici.
Crediti incagliati: la class action contro Poste Italiane
Proprio in concomitanza dell’entrata in vigore del nuovo decreto, è stata avviata una class action contro Poste Italiane, promossa dalla associazione CANDE (Class Action Nazionale dell’Edilizia).
L’azione è stata avviata in seguito alla controversa gestione da parte di Poste Italiane della piattaforma per la cessione dei crediti d’imposta relativi al Superbonus edilizio e alle variazioni unilaterali delle condizioni contrattuali.
CANDE, nel contesto della class action, sostiene di aver tentato una mediazione con Poste Italiane, senza successo. Le azioni di questa associazione sembrano mirare al riconoscimento e al risarcimento del danno economico subito dagli acquirenti di immobili, che hanno investito fiducia e risorse nelle misure di incentivazione del governo, ora in fase di ridimensionamento.