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Gli affitti crescono, gli italiani e i giovani in particolar modo fanno sempre più fatica ad avere una casa tutta per sé.
L’esempio più eclatante viene da Milano: nel capoluogo lombardo gli affitti sono saliti del 45% dal 2015.
Come intervenire?
Tetto sui costi degli affitti: il modello spagnolo
Di recente, alcuni spunti arrivano dalla Spagna, dove il presidente del Governo Pedro Sánchez ha fissato per legge un tetto alla crescita degli affitti del 3 per cento, in attesa che venga creato un indice specifico, e ha previsto che 50.000 case di proprietà di Sareb (Sociedad de gestión de activos procedentes de la reestructuración bancaria) diventino case popolari affidate agli enti locali.
Non solo: tra gli obiettivi del Governo spagnolo anche quello di fare in modo che il 20% dei cittadini di aree ad alta tensione abitativa entro 20 anni viva in case pubbliche contro l’attuale 3 per cento.
Tra gli altri interventi previsti:
- la messa a disposizione dei comuni e delle comunità autonome di 21.000 abitazioni;
- incentivare l’affitto sociale con le 14.000 case già abitate in quel parco;
- promuovere la costruzione di un massimo di 15.000 case pubbliche sui terreni disponibili di Sareb.
La Spagna non è l’unica ad avere messo un tetto agli affitti, soluzioni analoghe sono state proposte anche a Parigi e New York.
Nella Grande Mela, uffici lasciati vuoti a causa dell’implemento dello smart working durante la pandemia sono stati trasformati in appartamenti.
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Una proposta dell’assessore alla Casa al comune di Milano Maran
A Milano, presso l’area dell’ex macello, verranno edificate 1.200 case a prezzi convenzionati, ma tanti sono gli interventi analoghi di cui ci sarebbe bisogno.
Dalle pagine de Il Foglio, l’assessore alla Casa al comune di Milano Pierfrancesco Maran, riferendosi proprio all’intervento che verrà attuato nel capoluogo lombardo suggerisce: “Perché quindi lo Stato non dà la stessa indicazione per ex caserme o scali di società pubbliche? Le vecchie case popolari hanno tutte problemi di manutenzione cui Regioni e comuni non possono sopperire. Se i bonus modello 110 per cento fossero mantenuti limitatamente a questo patrimonio si potrebbe dare una svolta rilevante ad alcuni tra i luoghi più compromessi delle città, utilizzando finalmente fondi pubblici abitativi per cose di interesse pubblico. È ora di avviare riflessioni su un sistema che, senza tutele, rischia di creare tensioni sociali gravi in tante città”.