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C’è una situazione ricorrente che si verifica piuttosto di frequente in tante regioni italiane (specialmente in quelle con ampi territori pianeggianti) e che vede protagonisti i campi e i terreni di campagna che circondano le strade e le città. Capita infatti che questi appezzamenti di terra vengano trascurati dai legittimi proprietari, per poi essere completamente dimenticati man mano che subentrano le generazioni più giovani.
E così, al momento della morte dei componenti più anziani della famiglia, gli eredi e i successori si ritrovano all’interno del proprio patrimonio dei possedimenti di cui – magari – non avevano mai nemmeno sentito parlare. Al sentimento di sorpresa che sorge in queste circostanze se ne aggiunge un altro di eguale portata quando si viene a conoscenza dell’esistenza del cosiddetto reddito dominicale. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Cos’è il reddito dominicale e come viene calcolato
Secondo quanto stabilito dalle leggi approvate in materia, il reddito dominicale rappresenta l’entrata netta che un cittadino percepisce dal momento in cui risulta proprietario di un terreno sito all’interno del nostro territorio nazionale (e, di conseguenza, inserito negli appositi registri di catasto presenti presso gli uffici amministrativi di tutti i comuni italiani). Stiamo parlando del guadagno su cui il titolare dell’appezzamento potrebbe contare per quella che viene chiamata la “nuda proprietà“.
Ma a cosa serve calcolare il reddito dominicale? La risposta è semplice: questo parametro viene utilizzato dall’erario pubblico per stabilire il valore delle tasse che dovranno essere intestate al proprietario. Ed è qui che – oltre allo stupore – nell’animo degli eredi inizia a salire anche un po’ di sgomento quando capiscono che dovranno pagare tributi e imposte per il possesso del campo ricevuto dalla persona defunta.
A cosa serve il reddito dominicale e cosa cambia rispetto al reddito agrario
Eppure, è bene sapere che il reddito dominicale può variare (e anche di molto) in base all’utilizzo che viene fatto del terreno in oggetto. Infatti, ogni Comune inserisce le cosiddette tariffe di estimo accanto ad ogni terreno presente sul proprio territorio. In sostanza, gli amministratori individuano la tipologia di coltura che risulta migliore per essere praticata su un determinato appezzamento in modo da massimizzarne la resa.
Se il proprietario del campo non prende alcuna iniziativa e si adegua alla costatazione comunale, allora il reddito dominicale rimane quello individuato dagli uffici tributari (e, con esso, anche le relative tasse).
Se invece si decide di modificare la tipologia di coltura e praticarne un’altra (più o meno redditizia), ecco che anche il reddito dominicale varia in base ai profitti ottenuti (che vengono calcolati e tassati in altra sede, seguendo quello che invece viene chiamato reddito agrario).