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C’è una piccola, ma sempre più determinante asset class immobiliare, che in questi giorni è diventata a suo modo l’ago della bilancia della politica italiana in Europa. Lo student housing è infatti entrato nel dibattito istituzionale. Il capitolo “studentati” è uno dei più importanti a fini della concessione di ben 19 miliardi di euro parte di Bruxelles verso Roma, ossia l’ammontare della terza rata del PNRR.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Cos’è il PNRR
La Commissione europea, all’indomani del Covid, ha disposto un grande finanziamento che va sotto il nome di RFF (Recovery and Resilience Facility), tradotto da noi come PNRR (Piano di ripresa e resilienza).
In pratica, un maxi fondo da circa 720 miliardi di euro, erogato ai vari Stati in più tranche, sulla base di progetti che ciascuno Paese ha presentato a Bruxelles, sottoposti regolarmente a verifica.
Il PNRR per l’Italia
Si tratta di grandi progetti da portare avanti nel corso degli anni, suddivisi in capitali di spesa. L’Italia, almeno sulla carta, dovrebbe ricevere la quota maggiore, pari alla bellezza di 191,5 miliardi di euro.
Il PNRR italiano è diviso in sei “missioni”, che si possono così sintetizzare:
- l’innovazione nella cultura e nel turismo, che vale 40,32 miliardi;
- la transizione ecologica, 59,47 miliardi;
- le infrastrutture 25,40 miliardi;
- istruzione e ricerca 30,88 miliardi;
- inclusione e coesione 19,81 miliardi;
- l’ultima, la missione numero 6, riguarda la salute e vale 15,63 miliardi.
I soldi possono essere richiesti a Bruxelles ogni sei mesi, a patto di dimostrare che i progetti messi in campo stiano procedendo. Roma ha già ricevuto 67 miliardi di euro, di cui 25 che passavano sotto la voce di “prefinanziamento” e due rate successive, da 21 miliardi ciascuna.
Terza rata PNRR sospesa
La terza rata, da 19 miliardi, si riferisce all’avanzamento dei progetti al 31 dicembre 2022, ma risulta ancora sospesa. I tecnici della Commissione Ue, infatti, effettuano controlli a campione rispetto agli obiettivi definiti da singoli Paesi e nel nostro caso, in questa occasione, ci sono alcune voci che non hanno rispettato la tabella di marcia.
Una di queste riguarda la costruzione di posti letto negli studentati universitari. Il tema, quello del caro affitti per gli studenti, è sempre caldo nel nostro Paese. Ancor più quest’anno, dopo le proteste di alcuni ragazzi a Milano e in altre città italiane.
Il PNRR, nel suo complesso, arriverebbe a stanziare 960 milioni di euro per creare 60mila nuovi posti letto. Ma sembra vada a rilento. Questo capitolo di spesa si rintraccia nella Missione 4, Componente 1, “Riforma della legislazione sugli alloggi per studenti e investimenti negli alloggi per studenti”. Entro fine 2022 dovevano già essere pronti 7.500 posti letto, ma i tecnici di Bruxelles non sono convinti dell’esatto risultato complessivo di questa misura.
La polemica
Dall’intoppo è sorta una polemica politica. Il presidente del Consiglio Meloni e il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, hanno spiegato che non c’è alcun problema. Ma la portavoce della Commissione Ue ha tenuto a precisare che “i lavori sono in corso” e che la Commissione comunicherà a tempo debito la sua decisione.
Come riportato alcuni giorni fa dal Correre della Sera, pare che i tecnici di Bruxelles abbiano richiesto una quantità di dettagli quasi esagerata (come ad esempio, numero di matricola e indirizzo degli studenti, cui sarebbero stati assegnati i primi 7.500 posti), per essere certi soprattutto che i posti letto gestiti dai privati vadano effettivamente a studenti che ne hanno bisogno, a tariffe abbordabili, e che non finiscano poi nel mercato indistinto degli affitti privati.
Il mercato dello student housing è sempre più appetibile
Questo è in effetti un elemento importante, perché lo student housing sta diventando un business goloso. Secondo un approfondimento di Savills, lo stock di PBSA (Purpose built student accomodation) in Europa, oggi è per oltre il 60% rappresentato da posti letto di derivazione pubblica. Il che significa, quasi sempre, posti ormai obsoleti.
Ma la domanda è altissima, perché la mobilità studentesca in Europa è ormai consolidata e diventa anche motore economico. In Italia, tra 2019-2020 e 2020-2021, il numero di studenti internazionali è salito del 12%.
Di pari passo aumentano gli investimenti immobiliari in questo segmento, che anzi sta diventando trainante.
Sempre secondo Savills, nel primo semestre 2023 sono stati investiti 2,2 miliardi di euro sul real estate italiano e, per la prima volta, le asset class che fanno parte del “living” sono in testa, prima di logistica, commerciale o altre categorie. E in questo contenitore ci sono il residenziale, le residenze sanitarie e appunto gli studentati.
24.000 posti letto entro il 2025
Su questo fronte, ci sono in pipeline circa 24.000 nuovi posti letto che verranno realizzati entro il 2025, ma che non saranno comunque sufficienti a soddisfare una domanda potenziale in costante aumento. Ecco perché sono necessari investimenti privati e pubblici per raggiungere i target richiesti dall’Ue.
Aggiornamento del 20/7/2023: Il nodo, così come la terza rata, è stato sciolto e la questione degli studentati è variata. I 7.500 posti letto da assegnare entro dicembre 2022 si sono trasformati in un target qualitativo da raggiungere entro giugno 2023.