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Anche nel settore immobiliare, l’attenzione all’ambiente e all’efficienza energetica sono diventati elementi fondamentali non solo per chi è in procinto di acquistare, ma anche per chi decide di investire in questo campo, che si mostra sempre più attento alla qualità degli immobili e al loro potenziale impatto sulla salute del pianeta.
Questa è la conclusione alla quale è giunta la società di consulenza immobiliare Cbre, con il documento “2023 Italy Real Estate Market Outlook”.
Sempre secondo Cbre, ad attrarre gli investitori saranno soprattutto le opere di riqualificazione in ottica green di immobili già esistenti che, una volta riqualificati, sono più facilmente affittabili.
Questa tendenza può rappresentare una grande opportunità per rinnovare il patrimonio immobiliare italiano e per rispondere alle necessità di rigenerazione urbana delle città.
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Il rinnovamento degli immobili italiani: un obiettivo europeo
Il parco immobiliare italiano è infatti uno tra i più obsoleti d’Europa: circa il 65% degli edifici si trova in classe F o G e questo impone un grosso cambio di passo se si intendono raggiungere gli obiettivi posti dall’Unione europea nei prossimi anni, cominciando dalle scadenze poste dalla nuova direttiva “Energy performance building”, che punta a ridurre in modo rilevante le emissioni inquinanti degli edifici nel giro di una ventina d’anni attraverso una serie di novità e scadenze.
In particolare, entro il 2030, gli edifici residenziali in Europa dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, per poi arrivare alla D entro il 2033, mentre quelli non residenziali o pubblici dovranno raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030.
La strategia multifamily per rilanciare il settore
Una grossa opportunità di sviluppo nel settore è quello del segmento multifamily che consiste nella realizzazione di complessi immobiliari progettati secondo standard di sostenibilità per essere affittati a una clientela residenziale e a canoni sostenibili.
In questo ambito, le transazioni in Italia sono ancora inferiori rispetto a quelle della Spagna, per esempio, ma i numeri fanno ben sperare nelle potenzialità del mercato italiano, non solo in grandi città come Milano e Roma, ma anche in location considerate secondarie, come Torino, Bologna, Firenze e Venezia, dove questo tipo di prodotto è attualmente molto carente.
Le prospettive del mercato immobiliare
Lo scorso anno il volume degli investimenti immobiliari in Italia ha raggiunto gli 11,7 miliardi di euro, realizzando il secondo migliore risultato di sempre, grazie soprattutto al forte recupero post-Covid che ha interessato la logistica e gli uffici.
Anche per i prossimi mesi, le prospettive sono positive e si auspica ad un’accelerazione degli investimenti nel secondo semestre, anche se molto dipenderà dall’andamento del mercato finanziario.
Il timore di eventuali insolvenze sta infatti spingendo gli istituti di credito a concentrarsi sui rifinanziamenti dei progetti già in essere e a porre limiti più stringenti ai finanziamenti.
Una situazione che sta portando gli investitori a ricorrere ai fondi di debito alternativi che sono più flessibili e arrivano a finanziare anche il 65% del loan to value, a fronte del 50% in media delle banche.
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Quali sono i trend nei settori collegati a quello immobiliare?
Quanto alle prospettive per i singoli settori, nella logistica oltre all’interesse verso asset rispettosi dei criteri ambientali, sociali e di governance, la domanda dovrebbe orientarsi anche verso operazioni in grado di assorbire l’aumento del costo del debito, grazie alle prospettive di crescita dei canoni.
Mentre nel segmento degli uffici, l’attenzione degli investitori si concentrerà verso immobili certificati Esg e che si distinguono anche per nuovi layout e un maggiore impiego della tecnologia.
Per gli hotel dovrebbe invece continuare la tendenza positiva dovuta dalla ripresa dei flussi turistici dopo lo stop imposto dalla pandemia.
Inoltre, la domanda dovrebbe orientarsi verso la riqualificazione delle strutture esistenti e la conversione di edifici con diversa destinazione d’uso in ricettivo.
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In questo settore, si registra inoltre un crescente interesse anche verso mete considerate in passato secondarie, come la Puglia, la Sardegna o la Sicilia, che sono ancora carenti di strutture in grado di rispondere in maniera adeguata alla domanda di un turismo di fascia alta.
Infine, lato retail, l’anno in corso segna un ritorno di attenzione verso gli immobili situati in posizioni urbane, con gli investitori interessati alle proprietà situate lungo le principali vie del commercio.