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La pausa estiva ha mandato in vacanza milioni di italiani. Ma non ha sopito i timori di quei titolari di mutuo a tasso variabile che stanno fronteggiando il rialzo delle rate mensili, conseguenza dell’inasprimento dei tassi di interesse, avvenuto nell’ultimo biennio.
Il prossimo 14 settembre è prevista una nuova riunione del board della BCE, che potrebbe portare a un nuovo ritocco del tasso di interesse europeo, fissato al momento al 4,25%.
Gli ultimi dati sull’inflazione
Una nuova stretta di 25 punti base è molto probabile, benché non obbligata. Com’è noto, il rialzo è stato deciso per cercare di contenere l’inflazione.
L’ultimo dato diffuso da Eurostat, relativo a luglio, fissa l’inflazione in area euro al 6,1%. È un dato in calo rispetto a giugno (6,4%) e rispetto a un anno fa, quando era addirittura al 9,8%. Ma è un numero ancora molto lontano dall’obiettivo Bce, che è del 2%.
Il commento di Christine Lagarde
La presidente della Bce, Christine Lagarde, è di recente intervenuta negli Usa (Wyoming) al simposio “Jackson Hole Economic Symposium”, in cui ha commentato la situazione attuale, pur senza sbilanciarsi sulle future mosse dell’istituto di Francoforte.
Siamo di fronte a una situazione economica irregolare, che non possiamo permetterci di affrontare con i modelli consueti e ragionando sul lungo periodo. Siamo obbligati, riunione dopo riunione, a valutare la soluzione migliore. Ma abbiamo la giusta quantità di dati e informazioni per farlo.
è il succo dell’intervento di Lagarde. La sensazione è quindi che un nuovo rialzo ci sarà.
Quanto si paga in più oggi
Per quanto riguarda, invece, l’effetto del tasso sui mutui, secondo una delle ultime simulazioni, riportata dall’Ansa, chi ha acceso un mutuo di questo tipo nel gennaio 2022, oggi si trova ad affrontare un esborso in più del 60% rispetto alla rata iniziale.
Per fare un esempio, se all’iniziano bastavano 400 euro al mese per onorare l’impegno della banca, oggi ne servono 640. Le cronache, in questi mesi, hanno riportato anche casi molti più gravi. Dall’altro lato, è vero anche che gli effetti del caro-rata sono più leggeri su finanziamenti più datati, magari con 10 o 20 anni già trascorsi, perché il rialzo dei tassi colpisce solo la “quota-interessi” della rata mensile, che è sempre composta da due componenti (quota interessi e quota capitale).
Le alternative proposte dalle banche per chi è in difficoltà
Nel frattempo, sollecitate in questo senso dal Governo e successivamente dall’Abi, le banche stanno iniziando a pubblicizzare presso i clienti alcune opportunità valide per chi si trova in difficoltà con i mutui a tasso variabile.
Le strade sono quelle già descritte in diversi articoli precedenti e, in realtà, non rappresentano operazioni straordinarie. Ma sono solo il promemoria, o al massimo il rafforzamento, di strumenti già esistenti per legge o nella normale contrattazione commerciale banca-cliente.
La rinegoziazione
Una di queste opzioni è la rinegoziazione dei contratti di mutuo, da variabile a fisso. Una misura definita per legge, di cui è stato disposto l’allargamento della platea dei beneficiari. Come si legge sul sito di un’importante banca italiana, se prima occorreva sottostare ad alcuni limiti (reddito massimo Isee di 35mila euro e un massimo di 200mila euro come totale del finanziamento), oggi questi paletti sono allargati e portati in molti casi a 50mila euro di Isee e fino a 250mila euro di ammontare complessivo del mutuo.
Occorre sempre ricordare che questo strumento permette di cambiare il proprio mutuo, farlo diventare a “tasso fisso” e quindi congelare, per il futuro, una rata sempre uguale. Ma la rata viene calcolata alle condizioni di oggi, dunque rappresenta uno scudo per l’avvenire, ma non serve realmente per abbassare la rata mensile in corso.
Inoltre, le banche concedono questa eventualità ai clienti “in regola”, cioè quelli che finora non hanno accusato ritardi nel pagamento delle rate. Dunque, anche qui, la platea coinvolta è composta da coloro che finora ce l’hanno fatta e non da chi, concretamente, ha dovuto saltare qualche pagamento perché alle strette con il bilancio familiare.
Il Fondo di solidarietà
Un altro strumento è l’accesso al Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa (ex fondo Gasparrini), anche questa una legge dello Stato, prorogata fino a fine anno. Questo fondo permette di sospendere il pagamento delle rate per periodi di 6, 12 o 18 mesi, e dunque allungare la durata del mutuo, ma solo al verificarsi di alcune condizioni precise: cessazione del rapporto di lavoro (sia a tempo determinato sia indeterminato), sospensione dal lavoro per almeno 30 giorni, dimissioni per “giusta causa”, riduzione dell’orario di lavoro per almeno 30 giorni. Tutte situazioni che vanno documentate e passate al vaglio dell’istituto di credito.
La surroga
Più in generale, le banche invitano gli utenti in difficoltà a contattare l’istituto alla prima insorgenza delle difficoltà, valutando insieme alla filiale eventuali piano di allungamento o rinegoziazione del finanziamento. Mentre le associazioni dei consumatori invitano a valutare la strada della surroga, che consente di trasferire senza costi il mutuo da una banca all’altra, che conceda condizioni migliori.