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In Italia sono ben 6 i gruppi di classificazione patrimoniale, ovvero le categorie catastali, suddivise dalla lettera A alla F. Quelli di categoria A rappresentano gli immobili, a loro volta suddivisi in sottogruppi dal numero 1 all’11. Ma ce n’è uno che muove un’importante fetta dell’economia del Paese, ed è la categoria A/10.
Cosa vuol dire categoria catastale
Le categorie catastali in Italia sono state introdotte da un regio decreto del lontano 1939. Furono istituite per mappare il patrimonio immobiliare del Paese, i terreni, i fabbricati e il patrimonio pubblico (ad esempio, anche i teatri, i cinema, gli opifici, gli alberghi, che sono tutti accatastati nel gruppo D).
Gli immobili del gruppo A fanno parte del patrimonio immobiliare più consistente. Basti pensare che nel 2017, risultavano oltre 73,5 milioni gli immobili italiani accatastati in questo gruppo (nel 2022 sono aumentati fino a circa 78 milioni). La rendita di questi edifici supera i 40 miliardi di euro.
Con l’attesa riforma del catasto, si vogliono portare alla luce i tanti edifici, a uso abitativo e non, che risultano “immobili fantasma”, provando così ad ammodernare un sistema fiscale patrimoniale che sia più equo e giusto, come indicato peraltro dalla Costituzione italiana.
Catasto, cosa vuol dire categoria A/10
Il patrimonio del catasto in categoria A è stato suddiviso in altri sottogruppi, che vanno dal numero 1 (abitazioni di tipo signorile), al numero 11 (abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi). Nel mezzo, ci sono sottocategorie, tra le quali la numero 10, che muove gran parte dell’economia e del settore terziario in crescita in Italia soprattutto dalla fine della rivoluzione industriale.
Si tratta degli “uffici e studi privati”, tutte unità immobiliari con destinazione d’uso all’attività professionale, in particolare nel settore dei servizi. È una categoria che piace molto agli investitori esteri che acquisiscono immobili, anche di pregio o strategici, per fare imprenditoria nel nostro Paese. Una categoria appetibile e preziosa per la nostra economia.
Categoria A/10, quali sono i requsiti
Come avviene per tutte le categorie catastali, anche quella classificata A/10 può essere già acquisita da tempo, oppure si può cambiare la destinazione d’uso dell’immobile, a patto che l’edificio risponda ai requisiti stabiliti dalla legge, e che sia interessato da opere di ristrutturazione edilizia o adeguamento agli standard e ai servizi richiesti in quella data categoria. E comunque non è scontato che un cambio di destinazione d’uso sia approvato dagli uffici preposti. È proprio in questo delicato sistema di regole che spesso si annidano abusi edilizi, o rincorse al limite della legalità per evitare di pagare tasse più onerose.
Per entrare nel catasto come edificio di categoria A, l’immobile deve essere adibito a ufficio o studio professionale, con caratteristiche stabilite dalle normative, per esempio non può essere quasi mai occupato per uso abitativo. Perciò deve essere destinato a uso professionale, con locali adatti al tipo di professione (medica, scuola privata, uffici di una multinazionale, centro estetico, ecc.).
Quanto paga di Imu un A/10
Gli immobili accatastati A/10 infatti possono essere molto produttivi per l’economia del lavoro e dei profitti. Attualmente, in Italia non si paga l’Imu (Imposta Municipale Unica) sulla prima casa, ma si paga per un immobile A/10. Non è prevista l’esenzione, e si calcola con coefficienti e un moltiplicatore che è fissato a 80, sul valore imponibile e sulla rendita. Non può, quindi, esserci esenzione Imu perché di fatto è un immobile che genera rendita e profitto.
Inoltre, un immobile A10 può essere affittato a terzi, e gestito da altre società e imprese, generando così ulteriori profitti e rendite.