Indice dei contenuti
Stessa spiaggia, stesso mare? Forse no. L’ultimo stop deciso dalla Corte Ue al rinnovo automatico delle concessioni balneari ha messo in allerta il settore, che deve guardare così al futuro. L’Europa è stata chiara: “L’Italia deve applicare le norme europee“.
I giudici in Lussemburgo si sono espressi in merito a una vertenza che vedeva coinvolta l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il Comune di Ginosa (Taranto).
La sentenza è che “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente“.
Le conseguenze della sentenza Ue
Le prime conseguenze di quanto deciso a Bruxelles si sono già registrate in questi giorni. Per esempio, a Vasto sono decadute 2 storiche concessioni balneari.
Di conseguenza, un tratto di costa è tornato libero e accessibile, anche se va precisato che per legge deve essere sempre garantito il passaggio e l’accesso alle spiagge anche con servizi a pagamento.
Leggi Anche: IL MANDATO DI AGENZIA IMMOBILIARE: COS’È, COME FUNZIONA E COSA SAPERE
Quali sono i problemi delle concessioni balneari
La Federconsumatori Emilia Romagna sottolinea l’importanza di nuove norme nell’interesse della collettività e dei cittadini-consumatori fruitori dei servizi balneari. Si è perso tempo nell’applicazione della Direttiva Bolkenstien del 2006, a causa, secondo Federconsumatori, della poca volontà politica e dei troppi veti condizionanti da parte di alcune associazioni di categoria.
Le associazioni tutte chiedono maggiore coinvolgimento nella discussione sui futuri piani spiaggia e piani coste, e nella definizione dei bandi per le assegnazioni delle concessioni.
Serve una mappatura delle spiagge
La palla è rimasta al centro e la partita è tutt’altro che chiusa. Il governo a Roma dovrà sciogliere il nodo delle concessioni e difendere le imprese famigliari storiche, che significa tutelare posti di lavoro. Insomma, un’economia medio-piccola a rischio.
Alcune forze politiche come Lega e Forza Italia vorrebbero accelerare sulla mappatura delle spiagge, altro tasto dolente di questa situazione prearia. “Faccio un appello al governo affinché avvii subito la mappatura delle coste italiane”, è stato l’appello del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.
“Quello che stiamo facendo insieme alla Presidenza del Consiglio e al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è creare un gruppo di lavoro per fare una mappatura seria del mare, dei laghi e dei fiumi, per dimostrare che la nostra risorsa non è scarsa”, è l’ultimo aggiornato da parte di Gian Marco Centinaio, del 5 maggio scorso.
Mentre la ministra del Turismo, Daniela Santanché, il 7 maggio ha annunciato che “il nostro governo intende trattare con l’Europa per far capire che l’Italia ha 8000 chilometri di coste e non c’è la scarsità del bene”.
Una corsa contro il tempo che scadrà il 31 dicembre 2024. Decenni di protezionismo e immobilismo e ora meno di 2 anni per decidere cosa fare del futuro di una economia da salvare.
* Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.