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Quando si parla di internet e connessione di rete non si può prescindere dal parlare anche di sicurezza.
Cyber security: è questo il termine coniato dall’americano National Institute for Standards and Technologies che tiene conto di tutti i mezzi, i sistemi e le infrastrutture necessarie a mantenere sicuro – appunto – il cyber spazio, ossia quello spazio virtuale in cui, ogni giorno, avviene uno scambio inquantificabile di dati sensibili.
Dall’avvento di internet ad oggi, la giurisprudenza ha, nel tempo, strutturato una serie di norme al fine di tutelare non solo le attività svolte online, le apparecchiature o i programmi informatici, ma anche l’integrità e la privacy delle persone che ne fanno utilizzo.
Sono nati così una serie di reati che, se commessi anche solo con leggerezza, possono avere ripercussioni a livello penale, dalla reclusione alla denuncia per furto.
Cosa succede se, per esempio, si vìola una connessione internet altrui?
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Fino a 3 anni se rubi la connessione del vicino
Si chiama wardriving e significa, letteralmente, “attaccare alla guida”.
Così viene identificato il reato di truffa ai danni dei detentori di connessioni internet Wi-Fi. Solitamente, il furto di connessione avviene tramite l’utilizzo dell’automobile: il ladro di reti passa accanto ad abitazioni, uffici, bar o co-working e, tramite un pc collegato ad un ricevitore GPS capta e ruba le password e gli indirizzi IP altrui, individuandone la posizione esatta, per utilizzarle a scopo personale o venderle sul mercato nero virtuale, il cosiddetto “dark web”.
Mentre se si sfrutta una connessione privata di altri – ma priva di password – non si commette, di fatto, nessun illecito, dal momento che il proprietario della rete non ha ritenuto opportuno proteggere quest’ultima, chi vìola una connessione protetta da cifrature, come possono essere la WEP o la WPA, commette un vero e proprio reato penale che può, a seconda della gravità, spaziare dalla “detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici” alla violazione del Codice della Privacy.
In ogni caso, la pena prevista può arrivare fino 3 anni di reclusione.
Quando subentra il reato di furto
Benché il solo fatto di aver “bucato” la rete altrui, impossessandosi dei codici di accesso, costituisca già di per sé un reato, l’uso che si fa dei dati violati indirizza la giurisprudenza verso uno o più reati “accessori”.
Se, per esempio, è vero che, come detto, collegarsi ad un Wi-Fi non protetto da password non sia considerato illegale, se, tuttavia, la persona che ha commesso l’illecito utilizza la rete per spiare il proprietario della stessa o entrare in possesso dei suoi dati personali per qualunque fine, si può parlare di vero e proprio furto, perseguibile legalmente.
Allo stesso modo, si fa ricorso al reato di furto quando, una volta violata una connessione internet provvista o meno di codici di accesso e legata ad un contratto di rete a consumo con megabyte o gigabyte limitati, questi ultimi vengano “sottratti” al titolare della rete.
Navigare utilizzando il Wi-Fi della vittima, dunque, equivale, di fatto, a rubare megabyte.
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Quali sono i rischi per i possessori di reti Wi-Fi rubate?
Oltre al furto in sé e allo sfruttamento della propria rete Wi-Fi, il titolare del contratto di connessione internet, a seguito del furto, potrebbe essere chiamato a rispondere per i reati commessi da altri.
È il caso in cui, per esempio, utilizzando la sua rete venissero commessi illeciti come la diffusione di materiale pedo-pornografico o di file protetti dal diritto d’autore, o avvenisse uno scambio di informazioni potenzialmente pericolose.
Il consiglio, dunque, è quello di proteggere sempre la propria connessione con codici cifrati e di cambiare immediatamente non solo il nome del router ma anche la password “di cortesia”, quella, cioè assegnata di default dal produttore dell’apparecchio.
*Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.