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È possibile che, a un certo punto, si debba effettuare il cambio di residenza temporaneo per ragioni legate all’attività professionale, alla famiglia o ad altre esigenze specifiche. Una pratica che però non va confusa con quella che riguarda lo spostamento pro tempore del domicilio.
Infatti, esistono delle differenze tra la possibilità di dichiarare il domicilio provvisorio e quella di ottenere la residenza temporanea in un luogo diverso da quello standard. Vediamo tutti i dettagli.
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Come ottenere la residenza temporanea
Innanzitutto, è sempre bene ricordare che la residenza rappresenta l’indirizzo dove il cittadino detiene la propria dimora abituale, quella certificata nei documenti ufficiali e negli atti pubblici.
Per chiederne lo spostamento provvisorio e ottenere così la residenza temporanea occorre rivolgersi agli uffici del comune dove ci si intende trasferire: una volta accertati i motivi della richiesta, gli addetti all’anagrafe inseriranno il soggetto interessato nell’apposito elenco di coloro che stanno usufruendo della residenza temporanea.
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Cos’è il domicilio provvisorio
Per il domicilio provvisorio, invece, non c’è bisogno di compiere tutti questi passaggi. Difatti, è sufficiente presentare un’autocertificazione in cui si dichiara di spostare provvisoriamente il proprio domicilio, cosa che potrà essere verificata dagli accertatori ma che non ha alcun genere di ripercussione in materia fiscale o legale.
Si può prorogare la residenza temporanea?
A differenza del domicilio provvisorio (che può essere prolungato semplicemente presentando una dichiarazione di atto notorio, senza altri obblighi), la residenza temporanea è sottoposta a revisione periodica da parte degli uffici del comune interessato.
Per prorogarla oltre il limite temporale di un anno stabilito per legge, il cittadino in oggetto deve dimostrare di avere delle esigenze specifiche che sottendono tale necessità. Solo una volta accertata l’esistenza di tali presupposti, l’anagrafe comunale può confermare la residenza temporanea per un altro anno.