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Dopo anni in cui se ne è parlato senza giungere ad alcuna conclusione, adesso la riforma del catasto sembra davvero imminente: con l’approvazione della legge delega del 5 ottobre, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo, è probabile che si concretizzi entro il 2026.
Dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, è arrivata pochi giorni fa una proposta per rivedere i dati degli immobili italiani in un’ottica sostenibile. Ecco che cosa ha suggerito il vicepresidente, Marco Dettori.
Riforma del catasto, meglio usato o nuovo?
Per come è attualmente strutturato adesso il nostro catasto, a livello fiscale sarebbero premiati i fabbricati più vecchi: per l’usato, infatti, l’imposizione si basa sul valore catastale, che normalmente è più basso, mentre per gli immobili nuovi si basa su quello di mercato, in genere più alto.
Se a questo si aggiunge il fatto che oltre il 70% degli immobili in Italia è stato costruito prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche ed energetiche, che risalgono rispettivamente al 1974 e al 1976, è piuttosto evidente come al momento sia più economico e anche più semplice acquistare una casa poco performante.
Classe energetica e sismica tra i dati catastali, la proposta
Ai fini sia di definire un sistema fiscale equo sia di incentivare la costruzione di immobili a basso impatto ambientale, Dettori suggerisce di ampliare l’elenco dei dati catastali inserendo anche informazioni riguardanti classe energetica e sismica, oltre alla precisa superficie dell’immobile. La leva fiscale, quindi, potrebbe trasformarsi in uno strumento per promuovere la sostenibilità.