Giornalista
I venti di guerra continuano a soffiare sui prezzi del gas. Di conseguenza il riscaldamento centralizzato è sempre più caro. L’ultima rilevazione di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha individuato rincari del 131% per la luce e del 94% del gas nel primo trimestre ’22, in confronto ai gennaio-marzo 2021. In media, una famiglia sta sborsando 944 euro in più.
E se il gas si gasa così tanto i motivi non sono solo legati agli eventi bellici alle porte dell’Europa. Secondo Arera, l’aumento del prezzo del gas è cominciato già prima della crisi tra Russia e Ucraina, ed è dovuto anche allo scarso output di energia eolica, per mancanza di vento, nei principali paesi produttori europei: Regno Unito, Germania e Danimarca. In assenza dell’eolico, come il solare, si è dovuto ripiegare su altre fonti per la generazione di elettricità, come appunto il gas. Più aumenta la domanda di un bene e più, se non corrisposta da un incremento dell’offerta, il suo prezzo sale.
Intanto, il mancato accordo sul prezzo tra i Paesi dell’Unione Europea non incoraggia affatto. Ma, con la fine della stagione invernale, a meno di ondate di freddo anomale, la domanda di gas per il riscaldamento si abbasserà, e la pressione sui prezzi si allenterà.
Ma cosa fare nei prossimi mesi e davanti alle prossime ondate di aumenti? Potrebbe essere conveniente distaccarsi dall’impianto comune? Passando all’autonomo si può ottenere ugualmente l’Ecobonus 65%?
Gli esperti e addetti ai lavori sconsigliano il distaccamento dall’impianto comune. Chi si distacca, infatti, è tenuto a pagare anche le spese per i cosiddetti “consumi involontari” dovuta sulla base dei millesimi di proprietà o dei millesimi di riscaldamento. Chi si distacca beneficia del calore aggiuntivo e di conseguenza è tenuto a pagare la quota di consumo involontario. Non si determinerebbe un vantaggio immediato: oltre al costo della caldaia e dei consumi, si aggiunge questa quota fissa.
In tal caso, l’utente non potrebbe contare neppure sull’Ecobonus, perché si ha di fatto un’aggiunta e non una riduzione dei consumi. Potrebbe beneficiare solo della detrazione del 50%.
A questo punto meglio cambiare gli infissi, qualora fossero vecchi e incapaci di trattenere il calore. Per i nuovi infissi, peraltro, si può godere della detrazione del 50% come ristrutturazione senza alcuna complicazione burocratica o invio di documenti all’ENEA in quanto sostituire gli infissi con altri di diverso materiale è uno degli interventi classificati come manutenzione straordinaria. Dunque, col bonus ristrutturazione è prevista una detrazione fiscale del 50% sul totale delle spese sostenute, per un importo massimo di 96 mila euro. La detrazione viene rateizzata in 10 quote annuali, di pari importo. Certamente un investimento a lungo termine.