Una recente sentenza della Corte Costituzionale, la n. 60 del 18 aprile 2024, ha stabilito una significativa eccezione in merito al pagamento dell’IMU (imposta municipale sugli immobili).

Secondo quanto disposto dai giudici, i proprietari di immobili occupati abusivamente non sono tenuti a versare l’IMU, a patto che abbiano denunciato tempestivamente l’occupazione in sede penale.


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Una sentenza rivoluzionaria 

La decisione è stata resa nota attraverso la sentenza numero 60, in risposta a dubbi sollevati dalla sezione tributaria della Cassazione, riguardo la potenziale violazione di principi costituzionali. La normativa precedentemente vigente, inserita nel decreto legislativo del 2011 sul federalismo fiscale municipale, è stata quindi dichiarata illegittima.

È innegabile che nelle ipotesi in cui un immobile sia stato occupato in esplicito contrasto con la volontà del proprietario e sia precluso lo sgombero per cause indipendenti dalla volontà del contribuente, verrebbe a mancare il presupposto base della capacità contributiva“, ha affermato la Corte, ponendo l’accento sulla mancanza di un effettivo esercizio dei poteri di disposizione e godimento del bene.

Si finirebbe per tassare una ricchezza inesistente laddove, invece, ogni prelievo tributario deve avere una causa giustificatrice in indici concretamente rivelatori di ricchezza“, spiega la Consulta. 

Il paradosso legale sollevato dalla Corte di Cassazione

La Corte Costituzionale si è pronunciata in merito ad una questione sollevata dalla Corte di Cassazione (con ordinanza interlocutoria n. 9956 del 13 aprile 2023) in merito all’articolo 9, comma 1, D. Lgs. n. 23/2011. Tale disposizione è stata censurata nella parte in cui non prevede l’esenzione d’imposta Imu nelle ipotesi di occupazione abusiva dell’immobile che non possa essere liberato pur in presenza di denuncia agli organi istituzionali preposti.

Tale disposizione è stata messa messa al centro del dibattito giuridico per la violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione italiana, che sanciscono rispettivamente i principi di capacità contributiva e uguaglianza tributaria, e l‘articolo 42 che tutela il diritto alla proprietà. Questi principi sono rafforzati anche dall’articolo 1 del Protocollo Addizionale alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che protegge la proprietà privata contro interventi statali ingiustificati.


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Il nodo della questione riguardava l’applicazione dell’imposta sugli immobili che, pur essendo formalmente di proprietà di un individuo, sono di fatto inutilizzabili a causa dell’occupazione abusiva

La Corte mette in luce un paradosso legale: il contribuente, pur essendo formalmente il titolare del bene, non ne ha il controllo effettivo e concreto, dato che non può né disporne né goderne liberamente. 

Questa situazione solleva dubbi significativi sulla legittimità dell’imposizione fiscale in questi casi, poiché il presupposto per l’applicazione dell’imposta è proprio il potere di disporre e di godere del bene in questione. Se tale presupposto, evidenziava la Corte di Cassazione, manca per cause indipendenti dalla volontà del contribuente, come appunto lo sgombero precluso di un immobile occupato abusivamente, si configura una potenziale violazione dei principi di ragionevolezza e equità tributaria. 

Principi di giustizia fiscale 

La Corte Costituzionale con la sentenza n.60/2024 ha evidenziato come la normativa contestata violasse principi fondamentali, quali: 

Questa sentenza apre nuove prospettive sulla gestione delle proprietà immobiliari e sul calcolo delle imposte in situazioni di occupazione abusiva ed ha due effetti immediati: 

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