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Nonostante nella delega fiscale si legga chiaramente che “non deve derivare incremento della pressione tributaria” vale a dire che i cittadini non avvertiranno un aumento delle tasse, alcune forze politiche rimangono sulla soglia di allarme soprattutto per la parte del provvedimento che riguarda i redditi di capitale. Le rendite finanziarie infatti potranno essere ripensate con un’aliquota del 12,5% per i Bot e fino al 26% per le plusvalenze degli investimenti. Per aspettare però una risposta bisognerà attendere i prossimi mesi: infatti entro 18 mesi dall’approvazione, il Mef dovrà emanare i decreti attuativi che chiariranno tutto. Ecco cosa potrebbe succedere se si tornasse al sistema duale.
Nel cosiddetto sistema duale, il reddito da lavoro viene tassato in modo progressivo mentre quello da capitali, compreso il mercato immobiliare, in modo proporzionale. Un po’ è quello che avveniva nel 1997 quando il Governo Prodi aveva disegnato questo modello con aliquote al 12,5% e al 27%.
Questo sistema avrebbe un impatto importante sui redditi degli italiani bassati su immobili di proprietà messi a reddito, ossia affittati a terzi. Oggi queste entrate sono protette da un trattamento di favore, dato che vengono esclusi dall’Irpef e tassati con la famose cedolare secca al 21% che si riduce al 10% in caso di canone concordato. L’Irpef invece colpisce gli immobili commerciali. La riforma proposta tasserebbe allo stesso modo tutte le tipologie immobiliari con la stessa aliquota, più bassa di Irpef e addizionali. Non si conosce ancora la percentuale definitiva ma alcuni documenti hanno già chiarito che non arriverà al 23%, la soglia della prima aliquota Irpef.