Giornalista
Quando non si riesce a saldare un debito si finisce in una black list. È l’elenco dei cattivi creditori, comunemente chiamata lista dei cattivi pagatori.
Ma la maggior parte di questa tipologia di persone non è “cattiva”, nel senso che non sono solo furbetti. Molti non pagano semplicemente perché non possono pagare o sono in seria difficoltà.
La finanza si è fatta più sofisticata e le regole sono meglio definite nel tempo. Per questo, l’Istat li quantifica in netto calo.
Nel 2019 i “cattivi pagatori” sono stati in totale 115.281, in calo del 53% rispetto al 2013. Sono più persone, che imprese: nel 2019 sono state 96.270 persone, l’83,5% del totale, ad aver ricevuto almeno un protesto, mentre le imprese inadempienti sono state 19.011 (il 16,5%).
Diciamo subito che tutti i creditori, persone fisiche o aziende, “buoni e cattivi”, entrano nell’elenco dei Sic (Sistemi di informazioni creditizie) che contengono le informazioni di chiunque abbia rapporti, di qualsiasi genere, con un istituto di credito. Sono banche dati private che vengono consultate dalle banche e dalle società finanziarie prima di concludere qualsiasi tipo di rapporto con un cliente (finanziamenti, mutui, aperture di credito, ecc.).
L’elenco dei “cattivi pagatori”, invece, è la banca dati della Centrale Rischi interbancaria, chiamata anche Cai (Centrale allarme interbancaria). In questa lista, finiscono solo le informazioni negative dei clienti degli istituti di credito. La Centrale Rischi è un archivio pubblico controllato dalla Banca d’Italia.
La Cai, in realtà, ha funzioni più ampie e complesse, e serve soprattutto a sanzionare e prevenire l’utilizzo anomalo degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento, ad aumentarne la sicurezza e a rafforzare la fiducia dei cittadini in questi strumenti di pagamento.
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Si finisce in questa lista solo in caso di debiti contratti con banche e finanziarie, per alcune motivazioni, come nel caso di assegni a vuoto e protestati, mutui non pagati o pagati solo con notevole ritardo, scoperti sul conto, utilizzo dell’apertura di credito oltre i limiti consentiti, mancato saldo di rata per pagamento dilazionato tramite finanziaria.
Non si finisce in questo elenco per mancato pagamento di bollette, affitti, spese condominiali, o del fisco (l’evasione fiscale è un reato perseguito dalla legge).
Mentre i Sic segnalano anche le minime insolvenze, come delle rate mensili non pagate, la giurisprudenza ha stabilito che l’inserimento nelle black list dei cattivi pagatori della Centrale Rischi pubblica avviene in caso di condizione di difficoltà economica.
La banca deve inviare al cliente una raccomandata con preavviso, prima di segnalare il cliente alla Centrale Rischi, mettendolo in guardia rispetto alle conseguenze che potrebbero derivare in caso di persistente morosità. L’iscrizione nell’elenco dei cattivi pagatori senza preavviso è illegittima. In questo caso, il cittadino o l’imprenditore hanno diritto al risarcimento del danno.
Nell’elenco dei Sic si resta:
Il debitore, dimostrando di aver pagato, può chiedere di essere cancellato dalle liste. In generale, la cancellazione avviene dopo un lasso di tempo che va dai 180 giorni a 5 anni, a seconda dei casi.
Ai Sic accedono tutti gli istituti di credito e finanziarie.
La conseguenza per i cattivi pagatori è che risulterà più difficile accedere a futuri finanziamenti o prestiti. Si abbassa il livello di fiducia nei confronti di banche e intermediari finanziari.