Collaboratrice di Immobiliare.it
Tra riforma del catasto e risorse stanziate dal Pnrr, oggi una delle priorità di Fondazione Etica, la fondazione che dal 2008 si occupa di innovazione della PA e trasparenza e prevenzione alla corruzione, è quella di ricavare un quadro reale della situazione degli immobili della pubblica amministrazione per valorizzarne il patrimonio.
Obiettivo in comune con la riforma che, dal prossimo 2026, richiede a tutti le unità immobiliari – pubbliche e private – un’integrazione delle proprie informazioni catastali.
Secondo quanto emerso dai dati raccolti dalla Fondazione rispetto alla situazione catastale degli immobili della pubblica amministrazione, tra tutti i Comuni e le Regioni d’Italia – comprensivi dei 109 capoluoghi presi in esame – tre quarti di questi non forniscono informazioni esaustive per costruire il quadro d’insieme della gestione delle proprietà.
È un decreto legislativo – il numero 33 del 2013 – a sancire l’obbligo di “pubblicare informazioni che non siano solo i semplici dati catastali”, afferma Paola Caporossi, co-fondatrice di Fondazione Etica, “ma che riguardino anche il loro stato di manutenzione e il loro valore economico”.
Una norma esistente, tangibile, che viene seguita solo da un quarto dei Comuni capoluogo di provincia. Tra questi Macerata, Sassari, Prato e Biella, che trasmettono informazioni sulla superficie dei beni e il loro valore d’acquisto, seppur in modo casuale e non standardizzato. Molto meglio l’Abruzzo, che si riconferma la Regione più virtuosa a distanza di anni dall’ultima analisi condotta.
Seguono il Lazio e la Basilicata, impegnate nella scrittura di rendicontazioni più dettagliate rispetto alle altre.
Tra i capoluoghi di provincia spiccano Milano e Roma tra le più lascive in termini di compilazione dei documenti catastali, benché vengano comunemente considerati i più efficienti.
Altra informazione chiave da inserire nella redazione dei documenti catastali riguarda la gestione economica del patrimonio immobiliare, che conta gli affitti attivi e passivi degli immobili della Pubblica Amministrazione.
Mentre Milano si aggiudica il titolo di città più redditizia, guadagnando 50 euro a cittadino da ogni immobile preso o dato in affitto, seguita da Caserta e Cagliari, le Regioni non rispettano gli standard attesi presentando un saldo negativo (basti pensare alla Lombardia che guadagna solo 0,1 euro pro capite).
Dato senza dubbio interessante ma impossibile da analizzare dettagliatamente a causa della mancanza di informazioni esaustive.
Dovremo probabilmente aspettare l’arrivo della riforma del catasto, nel 2026, perché ogni Amministrazione si rimetta in pari con le dichiarazioni catastali, fornendo un quadro chiaro della situazione del patrimonio immobiliare italiano.