Giornalista
Il vento sta cambiando? Ancora non è dato sapere, ma quello che è certo è che sta attirando sempre maggiore attenzione. Il vento cui facciamo riferimento è proprio il vento con la “V” maiuscola, quello da catturare per produrre energia pulita e rinnovabile. L’aria, come tutti sappiamo, rappresenta un’importante risorsa per ottenere energia, ma in Italia, per diverse ragioni, non viene ancora molto sfruttata.
Oltre alla burocrazia e a varie rimostranze sollevate da diversi soggetti in merito ai progetti proposti, tra le principali ragioni troviamo il fatto che il nostro Paese non è particolarmente ventoso. “Non particolarmente ventoso” non significa però che non lo sia sufficientemente e che non vi siano luoghi dove l’eolico potrebbe essere sviluppato e sono diversi i progetti in fase di proposta.
Lo scorso dicembre Terna, operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, attivo nella promozione della transizione energetica verso fonti rinnovabili, ha raccolto circa quaranta richieste per la realizzazione di centrali eoliche da erigere in mezzo al mare.
Si tratta cumulativamente di progetti per 31.800 megawatt, di cui quasi tutti, 26.500 megawatt, presentati proprio nel 2021. Di questi, almeno 22 progetti hanno già presentato alle capitanerie di porto la domanda di concessione al demanio marittimo, che è titolare di quelle superfici.
La collocazione in mare aperto rappresenta una costante, poiché in mare aperto da una parte è più semplice sfruttare la forza del vento, dall’altra non si vanno a creare strutture che potrebbero essere contestate dai residenti delle località interessate.
Secondo i dati condivisi da Terna, le richieste di collegamento alla rete si concentrano per 7.520 megawatt in Sardegna, nella parte a sud e nel nordest dell’isola; per 7.329 megawatt nel Canale di Sicilia, per 11.568 megawatt al largo di Puglia, Molise e Basilicata; 1.733 megawatt in Calabria; solo 2.000 megawatt per Campania, Lazio e Abruzzo, 599 megawatt per Marche e Toscana e infine 900 megawatt per l’Alta Italia.
Anche il ministero della Transizione ecologica ha raccolto attraverso un bando diverse manifestazioni d’interesse, con soluzioni che per lo più prevedono impianti flottanti collocati oltre le 12 miglia.
I progetti non mancano, quello che manca al momento è la possibilità di portarli a termine. Secondo Staffetta Quotidiana, quotidiano dedicato alle fonti di energia, il 40% dei progetti vengono bloccati. E spesso quelli non bloccati hanno tempi di realizzazione molto lunghi, un esempio su tutti: il 21 aprile il gruppo Renexia ha inaugurato a Taranto il primo impianto eolico in un mare italiano, nonché il primo impianto del Mediterraneo. Il progetto era stato presentato 16 anni fa.