Giornalista
I cambiamenti climatici sono un dato di fatto e le cause sono imputabili alle attività umane. Ma l’uomo, oltre che raccogliere queste sfide epocali, può adattarsi al “climate change”? L’architettura sostenibile sta dando risposte chiare, a riguardo.
Francis Kéré, pioniere dell’architettura sostenibile, nato in Burkina Faso, è il primo africano ad aggiudicarsi il Pritzker Prize, quello che gli addetti ai lavori definiscono il Nobel per l’architettura, riconoscimento istituito nel 1979 a Chicago.
È assai significativo il fatto che un tale premio sia stato assegnato ad un cittadino di un continente che subisce, più di tutti, gli effetti nocivi delle attività antropiche sul clima. L’Africa è il continente più povero ma anche il più ricco di materie prime sostenibili per invertire rotta. Un fatto che stravolge le leggi dell’economia consumistica e scombina gli equilibri di potere così come consolidati nel tempo.
Infatti, Kéré ci tiene a precisare: “Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità”. “Tutti – conclude l’architetto – meritano la qualità, tutti meritano il lusso e tutti meritano il comfort. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la scarsità sono preoccupazioni che ci accomunano”.
La filosofia Kéré è plasticamente visibile nelle sue opere, come la scuola Gando Primary School realizzata nel suo paese natale nel lontano 2001, a Gando, in Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo. L’architetto ha concepito la scuola per soddisfare un bisogno essenziale e riscattare le disuguaglianze sociali presenti in quella nazione. Il risultato è che il numero degli studenti è passato da 120 a ben 700, consentendo la costruzione di alloggi per insegnanti nel 2004, un ampliamento dell’edificio scolastico nel 2008 e una biblioteca nel 2019.
Gli ingredienti per la scuola sostenibile sono:
Tra le altre opere di Kéré con ambienti bioclimatici e sostenibili segnaliamo anche lo Startup Lions Campus in Kenya (anno 2021), composto di pietre di cava locali e torri per il raffreddamento passivo che riducono al minimo l’aria condizionata necessaria per le apparecchiature tecnologiche e informatiche. Ma anche il Burkina Institute of Technology del 2020 con pareti di argilla rinfrescante e tetti rivestiti in legno di eucalipto.
La luce naturale che filtra come poesia. I materiali che offre la natura. Sono questi gli ingredienti dell’architettura sostenibile di Kéré.