Giornalista
I ventagli, gli origami, le lanterne rosse e i giardini zen tipici del Giappone. I bagliori d’oro e i colori vibranti che solo l’India sa regalare. E il decorativismo della Cina. L’Oriente, con la sua moltitudine di usi e costumi, è sempre stato un’importante fonte di ispirazione per il design.
Era così nel passato – basti pensare a quando negli anni Quaranta Charlotte Perriand rivisitò con il bambù la celebre chaise longue LC4 disegnata con Le Corbusier e Pierre Jeanneret – ed è così ancora oggi.
Anzi, oggi il design dai richiami orientali è una vera e propria tendenza e piace sempre di più. Ma niente a che vedere con lo stile etnico in voga qualche anno fa. Quello che incontra il gusto del pubblico adesso, infatti, è un look più sofisticato e meno marcato. Una rivisitazione in chiave moderna e all’insegna del design di linee, volumi o lavorazioni che affondano le radici in Paesi lontani.
Più che uno stile vero e proprio, si tratta di arredi e complementi che di quei luoghi utilizzano i materiali tipici, tra lacche e bambù, sete e porcellane pregiate, e citano usanze. Come per esempio il nuovo specchio Haiku di Team 7, ispirato alle poesie giapponesi da cui prende il nome e caratterizzato da una cornice in legno massello inclinata verso l’interno che invita lo sguardo a focalizzarsi sull’essenziale.
La carta da parati Aralia di Ambientha, che con giochi di luci e ombre richiama l’omonima pianta originaria dell’Asia orientale.
O il tavolo Tobi-Ishi di B&B Italia, in cui i designer Edward Barber e Jay Osgerby hanno citato le pietre levigate (tobi-ishi) tipiche dei tradizionali giardini zen.
Gli stessi che tra l’altro hanno ispirato anche il divano Telen firmato da Christian Werner per Ligne Roset.
D’altronde la centralità dell’Oriente nell’arredamento, e in particolare del Giappone, è dimostrata anche dal successo dello stile japandi: un esempio di crossover estetico nato dall’incontro tra il minimalismo nordico e l’eleganza nipponica e particolarmente sensibile a temi come la sostenibilità ambientale e il benessere della persona.
Non solo Giappone però. Ci sono mobili e complementi che portano in casa i simboli e le tradizioni anche di altri Paesi orientali. Come le lampade Chouchin di Foscarini, ispirate alle tradizionali lanterne di carta e bambù appese fuori dai locali o dalle abitazioni sia in Giappone che in Cina.
I nuovi imbottiti della linea Amina di Etro Home Interiors, dove i tessuti, le forme e i colori rimandano al mondo arabo e ai racconti di Le mille e una notte.
O il lampadario Noor di Francesco Dei Rossi per de Majo, che abbina intrecci incisi nel metallo dal fascino medio-orientale e vetro soffiato di Murano.
Creazioni intrise di suggestioni che, soprattutto in questo periodo in cui i viaggi internazionali hanno subìto un lungo stop a causa della pandemia, sembrano davvero contribuire a ridurre le distanze.