Collaboratrice di Immobiliare.it
Milano è una città da sempre aperta alle novità e ai cambiamenti. Questo si vede anche nei piccoli particolari. Vediamo dunque quali sono i locali che nel capoluogo meneghino hanno cercato di unire il design alla sostenibilità e al concetto di lavoro agile.
Uno dei primi luoghi ad avere subito questa trasformazione è il punto di ristoro della Biennale di Milano. In Cadorna, al limitare di uno dei più grandi parchi della metropoli, sorge un luogo dove si coniugano le istanze iconografiche e le arti performative. In questo contesto sorge anche l’Art Café, pensato dall’architetto Luca Cippelletti. Costruito su colori neutri per aumentare la luminosità e la continuità con l’esterno, questo spazio è costellato da piante per richiamare un concept che valorizzi la natura. Proprio in un’ottica green è stato anche impostato un efficientamento energetico della locazione. Alcune parti dell’illuminazione infatti possiedono una tecnologia che permette di migliorare la crescita della vegetazione presente.
Nei pressi del Cimitero Monumentale all’interno dell’ADI Design Museum è presente un spazio del genere. Alla fine del percorso espositivo infatti questo spazio funge sia come bookshop che come momento di relax alla fine della mostra permanente. In questo bar è possibile usufruire sia di servizi di caffetteria che pranzare e fare un aperitivo prima della chiusura del museo. A proporre i menù sono dei professionisti culinaria dell’Associazione Chic-Charming Italian Chef. Anche in questo caso tutto il lato enogastronomico, compreso il caffè e le bevande, è improntato alla sostenibilità in tutte le sue forme. Si possono quindi trovare prodotti di stagione, ma anche piatti elaborati secondo una concezione il più possibile “zero waste”, ovvero senza sprechi. Allo stesso modo anche i materiali e le attrezzature impiegate alla cucina e ai tavoli sono realizzati nella maniera meno impattante possibile.
In ultimo anche un museo importante come la Pinacoteca di Brera presenta un proprio art café, il Caffè Fernanda. Questo deve il proprio nome alla vecchia direttrice del 1950, Fernanda Wittgens, che aprì questo spazio nel periodo dopo la seconda guerra mondiale. A ricordare la sua presenza è un suo busto che troneggia nella stanza. Le pareti color ottanio ospitano vari tavoli da cui è possibile sbirciare alcune delle opere presenti all’interno delle sale.